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Cosa sta succedendo in Burundi?

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Caro direttore, con altre persone impegnate nell’animazione missionaria della nostra zona pastorale, seguiamo le tante situazioni difficili in varie nazioni del mondo, particolarmente in Africa. Cerchiamo anche di tenerci aggiornati sulla situazione del Burundi, specialmente dopo l’orrenda uccisione delle tre missionarie saveriane a Kamenge, perché speriamo che, almeno questa volta, la verità venga a galla, anche per dare un po’ di tranquillità alla popolazione, che vuole vivere in pace.

Le notizie che ci arrivano, invece, sono superficiali, frammentarie e contraddittorie; anzi, sempre più gravi per il futuro di quella tormentata nazione. Ci domandiamo: cosa ne sarà del bel “Paese delle mille colline”?

Andrea e Maria, via e-mail


Carissimi Andrea, Maria e amici tutti,

sono ammirato per l’impegno e la sensibilità, che vi mettono in ricerca di un’informazione valida, anche verso quelle nazioni che non rientrano nella lista dei grandi mezzi di comunicazione. Tra queste il Burundi, piccolo Stato della regione dei Grandi Laghi.

Con circa dieci milioni di abitanti, il Burundi è una nazione tormentata: negli ultimi 50 anni, ha subito violenti massacri nel 1972, nel 1988 e nel 1993. L’accordo di Arusha nel 2000 ha portato una tregua, che ora sembra essere a rischio, soprattutto perché il presidente Pierre Nkurunziza, dopo i due turni (10 anni) consentiti dalla costituzione, non vuole mollare la presa, e sembra intenzionato a restare a tutti i costi, anche con l’uso della violenza e delle armi.

Missionari e chiesa non sono risparmiati. Il 30 settembre del 1995, vent’anni fa, a Buyengero venivano uccisi p. Ottorino Maule, p. Aldo Marchiol e Catina Gubert. Il 29 dicembre 2003 a Minago viene colpito a morte il nunzio mons. Michael Courtney. Il 7 e 8 settembre 2014, sono uccise le saveriane Olga, Lucia e Bernardetta. E quanti altre persone hanno perso la vita in questi decenni!

Tutti chiediamo verità e giustizia, “anche per dare tranquillità alla gente, che vuole la pace”. Ma finora…

Le voci più disparate si susseguono, spesso con accuse infondate e false, coinvolgendo persone che per anni si sono dedicate a costruire la convivenza pacifica. Per questo, le saveriane hanno sentito il dovere di emanare un “comunicato” chiaro, che smentisce illazioni e accuse (vedi a pag. 3 di questo numero).

La situazione è a rischio di esplosione. Anche i vescovi burundesi hanno scritto una lettera, letta in tutte le chiese: “Temiamo che la popolazione non sia libera di esprimere le proprie scelte, visti gli atti di intimidazione già subiti e il gran numero di armi illegalmente detenute nel Paese”.

I missionari sono molto cauti e altrettanto preoccupati: “Molte scuole hanno chiuso e gli studenti sono fuggiti per paura o per protesta nonviolenta. Abbiamo cercato di convincerli a restare, ma inutilmente”. Dicono anche che “diverse chiese protestanti sostengono il presidente come «inviato di Dio»”. E il presidente, alche lui protestante, ne è convinto!

Non ci resta che tenere le orecchie aperte e pregare.

Alla prossima. Con affetto,  p. Marcello, sx.



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