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Come trovare cibo per tutti

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LA PAROLA

38Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. 41Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. (Luca 10, 38-42)


Una famiglia accoglie Gesù, nel suo viaggio senza ritorno e senza deviazioni verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua. Rifiutato dai samaritani, è accolto da Marta, forse l’anziana di casa. I quattro vangeli narrano di una relazione speciale di Gesù con questa casa, con questa famiglia di fratelli.

Marta, Maria, Lazzaro offrono a Gesù un luogo di riposo, dov’è accolto e basta, senza condizioni, senza polemiche, senza richieste di soccorso. Gesù si regala questi rari momenti, in cui può sentirsi come a casa sua, scherzare come un umano qualsiasi, raccontarsi e ascoltare racconti.

Luca non racconta l’unzione in quella casa, ma piuttosto quest’episodio, a lui caro, affascinato dalla forza e dalla bellezza della Parola che Gesù annuncia e che lascia ai suoi discepoli perché giunga fino ai confini della terra.

Marta accoglie e offre. Un pasto non ordinario, se la donna è presa da molti preparativi e servizi in cucina. Cibo scelto, cibo vario, cibo ben preparato. Da donna, ella capisce che il pellegrino ha anzitutto bisogno di riposarsi, di mangiare. Sorella e madre insieme, gli prepara il pasto che lo ristorerà.

È divisa tra due desideri: accogliere l’ospite facendogli compagnia, e mettere in atto tutti i gesti della preparazione del cibo. Tra i due, non esita: il pranzo è prioritario. Del resto, non è quello il suo compito specifico di donna? Intrattenere l’ospite è piuttosto compito degli uomini, ma Lazzaro sembra assente dalla scena. È Maria che fa l’altra scelta, quella di sedersi ai piedi di Gesù e ascoltarlo. Marta si prepara a offrire; Maria riceve la parola del Maestro che, seduto, parla.

Marta è innervosita, e forse un po’ gelosa. Chi è in cucina sa che ci sono cose da preparare contemporaneamente, perché siano insieme cotte. Le patate da sbucciare e il pollo da spennare, il sugo da cuocere e l’acqua da mettere sul fuoco. Mica sono ricche, da avere servi che possano permettere loro il lusso di stare sedute con l’ospite…

Gesù inaugura il lusso. Non si preoccupa dell’ora a cui il pranzo sarà pronto. Il lusso dell’amicizia, il lusso della relazione, il lusso della parola offerta e ascoltata. Lusso maschile, e ora lusso anche di donna. Anche lei è discepola, lei che era esclusa come donna dallo studio dei fondamenti della fede ebraica, la Torah.

Maria, dice Gesù, ha scelto la parte bella, la parte buona, la parte essenziale che alimenta ogni servizio. Quella che trasfigura ogni atto, dandogli il suo senso pieno. Nulla è banale nel servizio quando si è ascoltata la Parola. La Parola è direzione, senso, misura. La Parola è capacità di mangiare senza abbuffarsi, di bere senza ubriacarsi, di godere senza inebriarsi. È questa misura che salva il mondo, che fa sì che ognuno abbia il suo pezzo di pane.

"Senza farina non c'è Torah, senza Torah non c'è farina", dice una massima rabbinica.

Mentre ci chiediamo come far sì che chi non mangia possa mangiare e chi mangia troppo e male trovi la sua misura, forse potremmo entrare con Gesù in casa di Marta e con lei lasciarci dire le parole che ci possono cambiare.

Noi pure “distolti, affannati e agitati”, potremmo imparare a ridare alle cose il giusto peso e scoprire altrove quell’ebbrezza che, cercata nelle cose, ce ne fa schiavi e priva molti del loro diritto.​



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