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Dal 2014 nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, ad est del Congo RD, si susseguono massacri. E non solo lì. Don Aurélien Kambale Rukwata, Direttore della Commissione diocesana Giustizia e Pace di Butembo-Beni, ha lasciato una testimonianza a “Rete Pace per il Congo” che proponiamo in sintesi.

Le ADF (Alleanza delle Forze Democratiche) attaccano e uccidono le popolazioni, bruciando le loro case, i mezzi di trasporto sulle strade e anche le merci. Questa situazione ha causato ad oggi più di diecimila morti nella regione e nella nostra diocesi, senza che si sia ancora trovata una soluzione. Non è un conflitto tribale. Si tratta piuttosto di un gruppo terroristico (ADF), unito al Nalu (Esercito Nazionale per la Liberazione dell'Uganda), che attacca popolazioni pacifiche per ucciderle. Non è un movimento congolese. Viene dall’Uganda e ha trovato rifugio in territorio congolese, per cercar di riconquistare il potere che ha perso nel suo Paese. Dietro, potrebbe esserci il Ruanda che vuol mostrare la sua espansione egemonica verso questi territori. Le nostre popolazioni subiscono tutto ciò come un affronto e nutrono sentimenti di frustrazione, ma anche di vendetta nei confronti di aggressori diretti o indiretti.
L’ex-Presidente Kabila ha reagito a modo suo e il governo attuale ha cercato di promettere la pace. Però, è difficile realizzarla, non per mancanza di volontà, ma perché il sistema di difesa e di sicurezza congolese era già minato dall’interno, già infiltrato, conquistato alla causa degli aggressori dal potere precedente.
La Corte Penale Internazionale (CPI) non interviene, anche se sono chiaramente commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La Comunità internazionale si accontenta di inviare messaggi di compassione senza mai avviare un’indagine per identificare gli autori di questi massacri e, se necessario, portarli davanti alla giustizia. Gli eventi potrebbero essere legati anche alla scoperta delle ricchezze di questa regione, in particolare petrolio e cacao.
I conflitti in atto nei Paesi che ci circondano hanno spesso ripercussioni sul nostro. Si ricordi che, dopo la tragedia accaduta in Ruanda, il Congo RD ha dovuto accogliere i profughi, spinto dalla Comunità internazionale. Ed è questa ospitalità che gli ha portato tutte queste disgrazie. È sorprendente notare che coloro che avevano chiesto al Congo - allora era lo Zaire di Mobutu - di accogliere questi profughi, tacciono oggi. Quando vediamo come la Comunità internazionale si affretta a denunciare ciò che sta accadendo in Ucraina, ci chiediamo perché non si dovrebbe fare per il Congo RD. Questo ci spinge a dire che esiste una politica di due pesi e due misure. Si metta fine al gioco dell’ipocrisia, condannando fermamente gli aggressori del Congo, che sono ben noti.



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