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Congo, perché tacere la verità? C'è tutto; purtroppo, manca la pace!

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Quando mi si chiede di parlare della repubblica democratica del Congo, il mio cuore trabocca di gioia ma anche di tristezza. Il Congo è un paese bellissimo: con foreste e savane, laghi incantevoli... Non manca nulla; il terreno è fertile e il sottosuolo ricco di minerali pregiati e ricercati. La gente è cordiale, sorridente. Purtroppo manca la cosa più essenziale: la pace!

Se nessuno ne parla...

A rendermi triste è proprio questa mancanza di pace. Leggendo la storia del Congo - Zaire, si nota che dall'indipendenza in poi, qua e là ci sono sempre stati focolai di guerra e guerriglia, causati da motivi politici ma anche da forti interessi, soprattutto economici. Sono queste guerre, di cui nessuno parla, che aumentano la povertà e impediscono lo sviluppo.

Nel 2006 ci sono state le prime elezioni libere della sua storia. Dopo trent'anni di dittatura e una lunga guerra, che dalla fine del 1996 al 2004 aveva sconvolto il Congo, si era cominciato a respirare aria di libertà. Si era cominciato a lavorare per la riappacificazione del paese; la chiesa e i missionari si erano molto impegnati per questo obiettivo. La gente, in particolare i giovani, avevano cominciato a guardare con fiducia al futuro.

Con le armi in pugno

Nel mese di gennaio del 2009, sono tornato in Congo dopo quattro anni trascorsi nella nostra comunità saveriana di Udine. I superiori mi hanno inviato a Kitutu, nella foresta, a 210 chilometri da Bukavu, la capitale della regione del Sud-Kivu, che si trova al confine con il Ruanda. Ero felice. Ma la mia gioia è durata poco.

Nel mese di aprile del 2009 il governo congolese, costretto da quello ruandese, ha ordinato l'espulsione dal Congo di tutti i rifugiati ruandesi. Si trattava di cittadini che si erano riversati in Congo nel 1994, in seguito al genocidio commesso nel loro paese di origine. È vero: molti avevano partecipato al genocidio e su di loro pendeva una condanna a morte; ma tanti altri erano innocenti, soprattutto le mogli e i figli...

Il governo congolese si era impegnato a rimpatriare in breve tempo tutti i ruandesi, ma non è stato così, perché essi si sono rifiutati di rientrare e si sono nascosti ancora più lontano, nella foresta. Da quel momento si sono formati vari gruppi di veri banditi. E purtroppo, non mancavano di armi.

Non ci resta che sperare in Dio!

Questi banditi hanno cominciato ad attaccare i villaggi rubando, uccidendo, violentando. A pagare, come sempre, è stata la gente, desiderosa di pace, della libertà di muoversi e di andare in foresta a coltivare la terra, senza paura di cadere nelle mani di queste bande armate.

Di tutti questi fatti drammatici chi ne ha parlato? Il governo congolese tace. I grandi organismi internazionali preferiscono ignorare la realtà, fingendo di non sapere. Ho l'impressione che si taccia e ignori per non esporsi e non compromettersi... Così, non parlandone, sembra che vada tutto bene. In pratica, tacendo gli organismi internazionali continuano la loro "missione", che chiamano "umanitaria" ed è ben retribuita.

Speriamo che il nuovo governo, che dovrebbe essere formato dopo le elezioni del parlamento, apra gli occhi e metta fine a questa triste situazione, prendendo una posizione forte e coraggiosa, che riporti pace e serenità in questo angolo dell'Africa. Ma le avvisaglie non sembrano rassicuranti.

Non ci resta che sperare in Dio! Siateci vicini con la preghiera. Grazie.



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