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Banco di prova della missione

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Manila è stata scelta dai saveriani come sede per la comunità dei teologi in Asia. L'arcipelago delle Filippine, con più di 7mila isole, è l'unico paese asiatico a maggioranza cristiana, geograficamente aperto su Cina e Malesia; ma anche il Giappone non è poi così lontano…

La comunità di Manila è iniziata nel 1992. La prima sede era a Maligaya, nella periferia nord di questa immensa metropoli. Il cardinale Sin aveva chiesto ai saveriani di aprire la nuova parrocchia di san Francesco Saverio in quella zona popolata principalmente da “abusivi” e, dal punto di vista pastorale, completamente abbandonata! Poi la comunità della teologia è stata trasferita a Project 8, un'altra zona popolosa più vicina alla scuola. Da Maligaya ci volevano due ore.

Un nome e un programma per tanti

Rettori della comunità, incaricati di accompagnare gli studenti nella formazione, sono stati p. Piergiorgio Venturini e p. Giacomo Rigali. Attualmente siamo tre padri italiani: io come rettore e incaricato della pastorale; p. Rocco Viviano insegna e cura l'aspetto economico; p. Emmanuele Borelli è animatore vocazionale.

La nostra comunità è sempre stata caratterizzata dall'internazionalità. Quest'anno gli studenti sono 15, di otto nazioni diverse: tre bengalesi, un brasiliano, tre camerunesi, due congolesi, due filippini, due indonesiani, un italiano e uno spagnolo. Sembra una fotografia di ciò che la nostra congregazione sta diventando. Un bel festival di appartenenze, sotto un unico nome, quello dei “saveriani”, e con lo stesso programma del beato Conforti: “fare del mondo una sola famiglia”, partendo proprio dalla nostra colorita comunità!

La benzina e l'allenamento

Scuola e studio prendono una buona parte della giornata degli studenti. Insieme alla preghiera personale e comunitaria, che è la “ benzina ” che fa funzionare il motore; senza quella non si viaggia! Senza la fede e la preghiera non si cresce, non si cammina, non si resiste! La Provvidenza non ha mai fatto mancare il necessario per un'adeguata formazione dei nostri studenti. Per questo ringraziamo anche voi, che continuamente ci sostenete in quest'opera, che non è solo nostra ma di tutta la chiesa.

L'attività apostolica, sabato e domenica, è il nostro allenamento sul campo di lavoro. Attraverso il contatto con la gente, cerchiamo di conoscere e amare di più questo popolo: dal vero, e non dai libri. È un modo per imparare la missione e per essere evangelizzati dai poveri.

Nella baraccopoli di Sitio Militar, ad esempio, 2.000 famiglie vivono ammucchiate. Qui facciamo il catechismo ai ragazzi e agli adulti; curiamo le celebrazioni liturgiche e le devozioni popolari; facciamo attività di promozione umana. Alcuni studenti partecipano al circolo “costruttori di pace”, con membri di varie religioni. È una prima esperienza di dialogo interreligioso.

Non è uno scherzo!

Vivere insieme per 5 o 6 anni, tra persone di diversa provenienza, ha vantaggi e pericoli. Bisogna andare oltre il romanticismo culturale dove tutto è bello, almeno a livello folcloristico e superficiale! Si deve anche superare la delusione che viene dalle inevitabili frizioni di ogni giorno. L'incontro - scontro altre culture scuote le persone, le obbliga a valutare i criteri propri e ad apprezzare quelli altrui... Tutto questo diventa un bel banco di prova per preparare una persona al servizio missionario: insegna ad accettare e amare la realtà, le persone, le culture. Insomma, ci stiamo preparando a tutti i “salti culturali” che la vita missionaria ci chiederà di fare. È qui che la maturità della persona, la qualità delle motivazioni e l'assimilazione dei valori ricevono un forte appello e vengono verificati.

Al di là di tutto, una cosa è certa: “ siamo più simili di quanto siamo differenti”. In fondo, la vera fatica non è con le culture o con le lingue diverse. La fatica maggiore è con se stessi, per essere un po' più fedeli al vangelo e alla nostra bella vocazione. Vivere in una comunità internazionale ci obbliga a un cammino educativo: a uscire per poter entrare; a ricevere per poter dare! Non sono questi gli stessi gesti della vera missione? Ci rendiamo conto ogni giorno anche noi che seguire Gesù Cristo e diventare missionari non è uno scherzo!



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