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Angeli cuoche e angeli autisti

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Voglio elencarvi i nomi di questo stuolo di angeli a servizio, a cominciare dalla capo cuoca: Angela, sorriso dolce che sa di buono; Rosa, vice-comandante sensibile, umile e attenta; Rosaria, cara amica, euforica della vita, cagliaritana di origine ma cittadina del mondo, viaggiatrice dal Brasile all’Africa, sempre a fianco dei deboli; Munasa, principessa pakistana, ogni giorno con un sari diverso, capace di far girare la testa per l’eleganza e la delicatezza; Giuliana, Vitalia, Rita, Miriam, Monica, Vera, Sandro, Guido, suor Verdiana e suor Gabriella, unica nella sua allegria e simpatia…

Poi c’erano quelli che servivano in sala: Marco, Valentina, Clara, Giampaolo e altri a cui chiedo perdono per aver dimenticato il nome. Tutti servivano con il desiderio di essere utili… Ogni pranzo o cena mi è sembrato un matrimonio! Ci sono anche gli angeli autisti, quelli che caricavano i pasti e accompagnavano i ragazzi al mare o in luoghi e spazi lontani dalla casa.

Una casa che ora sorride

Una menzione la merita lo splendido “Centro giovanile saveriano” con un parco-giardino meraviglioso. È una casa che sorride perché, finalmente, dopo anni che non era più abitata, vengono aperte le sue finestre. Qui si sente risorgere e riprendere vita.

In questi giorni la mia anima si è commossa più volte durante i momenti di preghiera, nell’ascoltare i canti sardi antichi, come l’Ave Maria o Non poto reposar, perché la poesia dei sardi è unica, come unico è il loro modo di cuocere il pane in mille forme diverse; unici sono i dolci, i colori, la capacità di accogliere l’ospite. La mia gratitudine nei loro confronti è straripante.

Un assaggio di paradiso

Qualcuno sostiene che la Sardegna sia l’impronta del piede di Dio sulla terra. Sono convinta che sia vero. Sorrido e ringrazio perché mi è stata data la possibilità di gioire appoggiando il mio piede nell’orma del Padre, proprio come si fa da bambini quando si gioca sulla sabbia.

Vorrei dire ai giovani passati di qui e agli adulti a cui sono stati affidati, di prendersi cura di questo luogo.

Prendiamoci cura di questo angolo di creato, anticipo e assaggio del paradiso.

Amiamo questa terra e ringraziamo i suoi generosi abitanti, conoscitori del senso sacro dell’ospitalità, perché questa terra ha il potere di guarire le anime quando si ammalano.

Qui i cuori ballano e cantano, ma mai da soli.

A presto, Sardegna, al prossimo campo, felice di poterci essere.



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