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Non è facile raccontare la mia presenza nella comunità saveriana di Zelarino, durata oltre 50 anni, nella quale ho rivestito vari ruoli: insegnante di educazione fisica, di lettere, di musica strumentale e corale, e tanto altro...

Ricordo bene il mio primo incontro. Un cappellano della parrocchia di Zelarino, mio collega a scuola, mi ha informato che i saveriani erano alla ricerca di un docente di educazione fisica per preparare i ragazzi del ginnasio ad affrontare gli esami nel liceo statale. Ha chiesto la mia disponibilità. Ho accettato con una certa trepidazione essendo il primo laico nella scuola. Il lavoro poi non si è limitato all’aspetto scolastico, ma in seguito ha abbracciato vari altri settori.

Nel corso degli anni, la struttura della scuola è stata modificata: ginnasio, istituto magistrale legalmente riconosciuto e infine liceo psico-pedagogico legalmente riconosciuto. C’era la necessità di reperire docenti provvisti dei prescritti titoli di studio. Fortunatamente, sono riuscito a trovare colleghi che hanno accettato di effettuare questo compito, aggiungendo al loro orario di lavoro un ulteriore carico di ore di insegnamento entro il tempo consentito. Molti di questi sono diventati veri amici dei saveriani e sono stati ben voluti dai padri e dai ragazzi.

Il primo rettore che mi ha accolto è stato p. Giuseppe Rinaldi. In quel periodo stava trattando con i ragazzi il tema dei Sacramenti. Quando l’ho informato che tra poco sarei diventato papà del mio secondogenito, mi ha chiesto di celebrare da loro il battesimo. Nel maggio 1971, ottenute le dovute autorizzazioni, in un clima particolarmente festoso ed intensamente partecipato, è stata battezzata mia figlia Paola. Questo avvenimento ha reso i rapporti tra la mia famiglia e la comunità saveriana più stretti e coinvolgenti. Penso sia stato l’unico battesimo celebrato nella chiesa saveriana di Zelarino.

Un altro ricordo riguarda quando era stato deciso di trasformare l’indirizzo scolastico da Istituto Magistrale in Liceo psico-pedagogico, al fine di elevare il corso di studi a un quinquennio. Il nuovo rettore, p. Rino Benzoni, mi ha chiesto di licenziarmi dalla scuola statale e di assumere, nel nuovo liceo, la funzione di preside e docente a tempo pieno. Dopo giorni di riflessione, ho rifiutato, dichiarandomi però disponibile a proseguire nel mio impegno di reperire i docenti. Penso sia stata questa l’unica risposta negativa data ad una richiesta dei saveriani di Zelarino.

Il terzo episodio coinvolge l’intenso rapporto che, con il tempo, si è instaurato tra i saveriani e la mia parrocchia di Carpenedo. In particolare, il parroco don Armando Trevisiol, tra le innumerevoli iniziative, ha fondato Radio Carpini San Marco, che era possibile ascoltare anche in ampie zone della pianura padana.
È stato uno strumento ampiamente utilizzato dai saveriani con svariate trasmissioni: rassegna settimanale della stampa missionaria, interviste a missionari di passaggio dalle nostre comunità, preparazione della liturgia domenicale. L’episodio che non potrò mai dimenticare è l’ultima intervista rilasciata all’aeroporto di Venezia da p. Ottorino Maule in partenza per il Burundi. Il giornalista gli chiedeva il suo stato d’animo. P. Ottorino, già insegnante e rettore nella casa di Zelarino, ha parlato in termini inequivocabili: tornava in un ambiente estremamente ostile dal quale era certo di non tornare. Dopo una decina di giorni, il 30 settembre 1995, è giunta la tragica notizia che due saveriani erano stati assassinati in Burundi, e tra questi p. Ottorino.

Concludo ricordando la bellezza di questi anni vissuti dai saveriani a Zelarino. Tanti sono i missionari che rivedo sempre con gioia e quando li incontro s’illumina il mio sguardo. Tanti sono i ragazzi che hanno seguito altre strade e con cui sono in costante contatto. È stato stupendo ritrovarci a Zelarino e passare una giornata insieme, ricordando i bei tempi. Anche se la casa è stata chiusa, i saveriani non ci lasceranno soli. Continueranno ancora l’animazione missionaria nelle diocesi di Venezia, Treviso e Padova.



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