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È stata una festa di famiglia l’iniziativa di sabato 19 settembre a San Pietro in Vincoli per ricordare p. Eugenio Melandri, la famiglia di chi gli ha voluto bene e lo ha accompagnato, in particolare lo scorso anno, fino all’ultima tappa della sua avventura terrena.

Nel parco della casa di spiritualità dei saveriani, su uno schermo campeggiava la frase “Buon compleanno Eugenio”, titolo dell’evento organizzato dall’associazione “Chiama l’Africa” in collaborazione con i saveriani e alcuni amici, per ricordare la nascita del missionario, avvenuta il 21 settembre 1948.
Dopo il saluto del superiore generale della congregazione, p. Fernando Garcìa, un’articolata narrazione fatta di testimonianze, foto e video ha ripercorso la vita di p. Melandri: infanzia, entrata nella famiglia saveriana, gli anni di “Missione Oggi”, la candidatura al Parlamento europeo con la conseguente sospensione a divinis, l’impegno sociale e culturale a favore della pace e dei migranti, la  creazione di Chiama l’Africa, fino all’incardinazione, un anno fa, nella diocesi di Bologna. Infine, il ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia a San Pietro in Vincoli il 20 ottobre 2019, una settimana prima di morire.

Domenica 20 settembre, a San Ruffillo, vicino alla tomba di Eugenio, mons. Giorgio Biguzzi, già vescovo di Makeni e rettore della comunità saveriana, ha presieduto l’Eucaristia. Al suo fianco il parroco di Errano, don Luigi Guerrini, e don Otello Galassi, della diocesi di Faenza-Modigliana.
A un anno dalla morte, il 27 ottobre, la chiesa di Errano ha ospitato una Eucarestia in suffragio, alla quale è seguito un incontro. Questo ha preso spunto dalla lettera nella quale Eugenio Melandri spiegava a Giovanni Russo Spena, segretario di Democrazia proletaria, i motivi della sua accettazione della candidatura al Parlamento europeo.

Affettivamente e culturalmente saveriano, generoso, dirompente, poliedrico sono alcuni dei termini con i quali è stato descritto p. Melandri che, ancor prima di essere riammesso allo stato clericale, mentre si curava all’Irst di Meldola, era stato accolto a San Pietro in Vincoli. “È entrato naturalmente perché in realtà non era mai andato via. In questo anno ha riempito la casa di vita. Ci ha lasciato una grande eredità”, ha detto mons. Biguzzi.

Testimone del vangelo, uomo di pace, amico degli ultimi, p. Eugenio non si era arreso al “drago”, ma ha continuato a impiegare i talenti ricevuti: il pensiero, la scrittura, l’umanità. Quasi al termine della vita ha avuto anche il dono della comprensione da parte di papa Francesco della sua scelta di vivere la vocazione missionaria in un modo altro da quello tradizionale, come aveva spiegato nella lettera a Russo Spena. E, infine, il dono di essere, nell’ora della prova, una fonte di forza e di speranza per chi lo stava accompagnando all’Incontro.



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