Il mondo è in cammino dall’alfa all’omega.
Il regno di Dio è in cammino, è già e non ancora.
Anche l’annuncio missionario del vangelo è in cammino per raggiungere tutte le genti nel tempo e nello spazio.
Per aiutarci a camminare, a non restare fermi e statici, il Signore ci invia nel tempo segni della sua presenza e ci invia inviti a nuove scelte per attualizzare e progredire nel suo insegnamento. È un dovere permanente della Chiesa e dei cristiani saper discernere le situazioni che possono diventare occasioni per il progresso e la gioia della nostra fede. Papa Francesco suggerisce tre verbi fondamentali per discernere i segni dei tempi: riconoscere, interpretare, scegliere.
RICONOSCERE: siamo oggi invitati a riconoscere come segno dei tempi la pandemia che sta invadendo il mondo intero. In gran numero sono quelli che sono ammalati e muoiono di covid-19, che ancora corre e rimbalza in Italia, in Europa e nel mondo intero.
Siamo davanti a qualcosa di inatteso, di straordinario, di particolare.
Certamente è un segno che porta con sé un messaggio, un segno per dire che il nostro comportamento è ingiusto, perché non rispetta la casa nella quale viviamo, perché non rispetta le popolazioni nel mondo.
Un segno che domanda a noi un importante cambiamento nella società e nella chiesa.
DISCENERE: molti hanno scritto e scrivono sull’insegnamento su questo bruttissimo periodo e si domandano se si tornerà come prima oppure se ci saranno dei cambiamenti. Escono articoli su giornali e riviste e poi qualche libro che porta il titolo: NON È UNA PARENTESI. Oppure un secondo più pratico: Nel domani del Virus.
Dobbiamo ricostruire, anzi costruire sognando una nuova società e una nuova Chiesa. Siamo impegnati a cambiare il futuro.
In prima linea c’è papa Francesco con la sua raccolta di discorsi sulla corona-virus che porta il titolo: LA VITA DOPO LA PANDEMIA. Soprattutto con la sua nuova enciclica: FRATELLI TUTTI, che segue l’altra enciclica: Laudato Sì.
Francesco invita a tener insieme la questione ambientale e questione sociale, in nome di una cura fraterna della casa comune.
Il nostro vescovo Beniamino Pizziol per l’inizio dell’anno pastorale ha inviato un messaggio alla diocesi con il titolo: Che ne è della nostra casa?
Seguendo un questionario inviato a 300 persone, il messaggio riporta alcune risposte sul come si è affrontato il tempo della pandemia, su l’insegnamento che riceviamo dall’esperienza, sulle proposte più urgenti.
Il vescovo Derio scrive: “Chi non ascolta il grido che emerge dalla tragedia della pandemia non è fedele alla storia e non è fedele al Dio della storia” (Olivero Derio)
SCEGLIERE: nel messaggio del nostro vescovo si fanno alcune proposte:
avere un tempo di ascolto e di rielaborazione, adottare uno stile sinodale nel discernimento, celebrare in modo più familiare, vivere uno stile fraterno nelle relazioni, avere una maggiore attenzione alle urgenze sociali.
Papa Francesco inoltre nel suo messaggio all'ONU, nel suo sguardo sul mondo, vede un modo ammalato e invita tutti a curarlo:
il coronavirus, i conflitti, la cultura dello scarto, il sistema economico globale tirannico, la prolificazione delle armi...
È urgente una corresponsabilità globale, fondata sulla solidarietà, poiché la famiglia umana è una.
È ora di superare nazionalismi e isolamenti; ed è ora di aiutare i poveri, che spesso sono costretti a migrare per guerre, per lo sfruttamento delle ricchezze dei loro paesi e per l’accaparramento delle loro terre.
Il papa Francesco vorrebbe tutti impegnati a guarire il pianeta con stile fraterno e offrire a tutti la speranza di vivere meglio e nella pace.
Vorrebbe l'ONU come un laboratorio di pace sempre più efficace!
Grazie a papa Francesco, che continua a camminare come Gesù sulle strade del mondo e che è segno profetico per il nostro tempo (cfr. Silvio Turazzi).
Vicenza, 19 ottobre 2020