Le due stampelle del Movimento 23 marzo (M23): il Ruanda e l'Uganda
Il 14 luglio, in un incontro con la Commissione per i diritti umani del Congresso degli Stati Uniti, la direttrice del dipartimento “Crisi e Conflitti” di Human Rights Watch (HRW), Ida Sawyer, ha dichiarato che, da metà giugno, nelle zone sotto il suo controllo, il Movimento del 23 Marzo (M23) ha ucciso almeno 30 civili.
L’M23 ha ucciso almeno 20 civili il 21 giugno nel villaggio di Kavumu. Tra queste vittime ci sono due adolescenti, accusati di aver fornito all’esercito congolese delle informazioni sulle posizioni dell’M23. Secondo Ida Sawyer, «Alcuni sono stati uccisi mentre cercavano di fuggire, altri giustiziati a distanza ravvicinata. Due ragazzi, di 6 e 7 anni, sono stati uccisi da un proiettile lanciato dall’M23 contro il cortile di una scuola a Biruma. Una donna e un bambino sono stati uccisi da colpi di mortaio sparati dall’M23 a Kisiza e a Katwa».
Secondo Ida Sawyer, l’M23 continua a commettere oggi queste violenze perché i suoi comandanti non sono mai stati citati in giustizia per i loro crimini di guerra perpetrati in passato. Ida Sawyer si rammarica che i leader dell’M23 siano rimasti liberi e protetti dai governi ruandese e ugandese, sebbene molti di loro appaiano nelle liste delle sanzioni degli Stati Uniti e dell’ONU e siano oggetto di mandati di arresto emessi dalle autorità congolesi per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Infine, Human Rights Watch ha affermato che «i paesi donatori dovrebbero sospendere l’assistenza militare ai governi che appoggiano l’M23 e altri gruppi armati noti per le loro violenze».
Il 22 luglio. Quaranta giorni dopo aver conquistato la cittadina transfrontaliera di Bunagana (territorio di Rutshuru) nel Nord Kivu, il Movimento del 23 Marzo (M23) controlla gran parte del raggruppamento di Jomba, una piccola parte dei raggruppamenti di Bweza e di Kisigari e alcune località del raggruppamento di Busanza. lungo il confine tra la RDCongo, il Ruanda e l’Uganda. Finora, gli elementi dell’M23 sono visibili a Bunagana, Tchengerero, Kinyangurube, Bugusa, Chanzu, Runyoni, Gitovu e Rutsiro. Jackson Gachuki, capo del raggruppamento di Jomba, attualmente in fuga a Goma, ha affermato che l’M23 ha nominato dei suoi amministratori a capo del raggruppamento di Jomba e di sei degli otto villaggi che lo compongono.
L’ONG per i diritti umani, la Voce dei Senza Voce (VSV) ha espresso la sua preoccupazione per la prolungata occupazione della cittadina di Bunagana da parte dell’M23. Secondo un suo comunicato, «Dall’occupazione della città di Bunagana da parte dell’M23, la popolazione ha dovuto affrontare una situazione molto drammatica, sia a livello economico e umanitario che sul piano della insicurezza: decine di persone sono rimaste uccise o ferite, numerosi sono i casi di imposizione di tasse illegali e di saccheggi e decine di migliaia sono gli sfollati».
L’APPOGGIO INCONTESTABILE DEL RUANDA ALL’M23
Parlando, su France 24, delle ragioni storiche ed economiche relative all’instabilità della regione dei Grandi Laghi Africani, e più in particolare del conflitto tra Kigali e Kinshasa, il professor Filip Reyntjens, professore all’Università di Anversa, ha rivelato che il Ruanda considera il Nord Kivu come parte della sua “zona naturale di influenza” e che, per conseguenza, non ha accolto di buon occhio il recente dispiegamento di truppe dell’esercito ugandese nell’est della RDCongo.
«La riapparizione del Movimento del 23 Marzo (M23) risale alla fine di novembre 2021 e coincide con il dispiegamento, autorizzato dal governo di Kinshasa, di truppe ugandesi nel Nord Kivu e nell’Ituri, per combattere contro le Forze Democratiche Alleate (ADF)», ha indicato il professor Reyntjens, aggiungendo che «il dispiegamento delle truppe ugandesi ha irritato il Ruanda, che considera il Nord Kivu come parte della sua naturale zona di influenza».