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COME SENTINELLE DELLA MISSIONE / I MARTIRI...

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Nel 50° anniversario dell’uccisione in Congo di p. Didonè, p. Carrara e fr. Faccin, il generale dei Saveriani ha inviato ai confratelli la seguente lettera, invitandoli a riscoprire il senso della missione oggi attraverso quel martirio.

COME SENTINELLE DELLA MISSIONE / I MARTIRI GIOVANNI DIDONÈ, LUIGI CARRARA E VITTORIO FACCIN

P. LUIGI MENEGAZZO, SX, Superiore Generale.

Roma, 15 agosto 2014.

Carissimi, il 28 novembre del 1964 p. Giovanni Didonè assieme al sacerdote congolese Atanasio Joubert vengono uccisi a Fizi;  p. Luigi Carrara e fr. Vittorio Faccin sono uccisi a Baraka, in odio al loro ministero missionario e alla loro predicazione e testimonianza di Gesù Cristo. La Congregazione fu scossa dalla tragicità dell’evento e ovunque ci si raccolse in preghiera. Si rinnovava ancora, per il nostro Istituto, l’esempio di confratelli che per Cristo avevano donato tutto […].

È risuonata forte la parola del Signore: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Chi di noi, giovanissimo seminarista nelle Case apostoliche, o […] già adulto, ha vissuto quei giorni, ricorda che chiedemmo al Signore che mai più si ripetessero questi tragici eventi, e nello stesso tempo ammirammo nei nostri confratelli martiri la forza, la fede, la serenità del dono di sé al Signore. Il loro martirio segnò un momento di ansietà e l’inizio di una forte programmazione spirituale e missionaria […].

I Saveriani continuarono ad andare in Congo e negli altri paesi. Aumentarono le vocazioni, aumentarono gli invii, si moltiplicarono le attività missionarie. La vita missionaria aveva preso uno slancio deciso, entusiasta, creativo.

Oggi, a 50 anni dal martirio […], non abbiamo cambiato progetto di missione, ma, anzi, la loro testimonianza ci spinge a consolidarlo, attualizzarlo e rivivificarlo con “fedeltà creativa e gioiosa” (XVCG 30).

La loro testimonianza ci aiuti […] e provochi in noi un autentico stile saveriano di vita […].

Nell’attuale momento della […] Congregazione, i nostri martiri devono riprendere il ruolo di sentinella, […] acquisito per il loro stesso martirio e che a noi deve risuonare come assolutamente nuovo! La loro testimonianza deve risvegliarci, farci ripartire, toglierci la paura, donarci la gioia di riconsacrarci senza riserve per la missione. […]. Siamo di fronte al vero significato dell’essere missionari e saveriani: totale dono di se stessi a Dio per l’annuncio del Vangelo. I nostri martiri sveglino in noi lo stesso coraggio di donazione! […] La celebrazione della loro memoria […] sia non solo omaggio in loro ricordo, ma inizio di un nuovo cammino di fede per noi saveriani in primo luogo, e per le comunità cristiane. […]

Il 50° anniversario del martirio divenga significativo momento di preghiera, di animazione missionaria, di animazione vocazionale, di presentazione del carisma saveriano, di formazione missionaria della Chiesa locale. […].


Lo scorso 25 settembre, ospiti dei Saveriani di Brescia e di un folto gruppo di loro amici, i burundesi del Nord Italia si sono stretti attorno alla Famiglia Saveriana per ricordare le tre sorelle saveriane uccise in Burundi. In quell’occasione il console onorario del Burundi si è rivolto ai connazionali e a tutti i presenti con le seguenti parole.

COME UN FARO CHE ILLUMINA: Bernardetta, Olga e Lucia

PACIFIQUE MWISUMAMWO, Console onorario del Burundi in Padova.

Brescia, 25 settembre 2014.

Siamo […] qui oggi per […] far sentire la nostra vicinanza e partecipazione, […] presentare le nostre […] condoglianze. Siamo […] qui per pregare in suffragio per le nostre suore, oggi al cospetto di Dio, che Egli le accolga con misericordia, riconoscendo il bene compiuto su questa terra e di cui siamo testimoni e beneficiari. […].

Non ci sono parole nuove da aggiungere a quanto abbiamo sentito finora; desidero tuttavia fare una testimonianza.

Da quel triste giorno registriamo già dei gesti straordinari, miracoli d’amore crescente.

Noi eravamo venuti a consolare, con il cuore pieno di tristezza, […] con […] senso di vergogna e di colpa per questa tragedia avvenuta nella nostra terra, ma qui veniamo accolti, consolati e rassicurati. Questi sono i primi frutti del loro sacrificio, veri miracoli d’amore di cui siamo testimoni.

La loro dolorosa partenza ci ha portato a conoscerle appieno, a chiederci e a capire perché erano lì – come un faro che illumina e aiuta a mettere a fuoco –, ed ora vediamo chiaramente ciò che prima solo intuivamo. A noi tutti, credenti e non, la loro morte, ultima sublime predicazione, ha svelato il mistero della loro vocazione, il senso profondo delle loro vite: donare la vita.

Mamma Bernardetta, mamma Olga, mamma Lucia, siete passate per la nostra terra facendo del bene, avete fasciato ferite, […] accarezzato dei volti, asciugato delle lacrime, detto una buona parola…, chi ha stroncato le vostre vite non ha ridotto la vostra capacità di amarci, anzi, adesso, che siete presso il vostro Dio è aumentato il vostro potere e noi sappiamo che non ci abbandonerete.

E noi cercheremo di essere degni del vostro amore, ripudiando la violenza, e costruendo un mondo di pace. Grazie.



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