Uno Spigolo per la Mistica – Cosa significa essere cristiano
Durante i mesi scorsi siamo venuti a casa vostra ad osservarvi tra quelle pareti che, se potessero parlare, avrebbero tante e tante cose da dire: gioie e dolori, desideri e sospiri; tante preghiere recitate senza leggi grammaticali, ma splendide, arrivate dritte dritte al trono del nostro Padre Celeste che è tanto grande da non badare alla grammatica.
È stato, il nostro, un tentativo, un desiderio di aiutarvi ad affrontare più serenamente e con più coraggio le tribolazioni e la severità della vita quotidiana: abbiamo tentato di aiutarvi ad imparare l'arte del pregare "sempre", del pregare lavorando, sospirando, sudando. Nei prossimi mesi invece vorremmo parlare di Cristo, cioè della "natura" della vita cristiana.
Diamo vita ad un ragionamento per tentare di capire quale sia il "vero" senso del termine "cristiano", che ci sentiamo tante volte ripetere. È abbastanza emozionante riflettere che questa benedetta parola è arrivata fino a noi da tanto lontano intatta e immacolata, ed è stata per secoli la gioia di tanti nostri fratelli nella fede che, per questo nome, hanno sofferto e perfino dato la vita; è un termine carico di forza divina, che affascina, che incanta.
La grazia che vogliamo dunque chiederci sarà proprio questa: renderci più consapevoli del grande dono che abbiamo ricevuto di a chiamarci e di voler essere cristiani. Una delle frasi che ci siamo sentiti ripetere più spesso è: "Nel battesimo siamo morti insieme con Cristo e siamo risuscitati in Lui – con Lui". Paolo dirà ai suoi cristiani: "Se siete risorti con Cristo ... Per me, vivere è Cristo ... Nel lavacro del battesimo siete stati rigenerati, - rinnovati... Cristo è diventato la vostra vita: al punto che non dovete essere più voi a vivere, ma Cristo che vive in voi".
Questa è "normale" terminologia paolina. Ci chiediamo che senso ha? L'unione che si fa con Cristo nel battesimo-cresima-eucarestia è "la" più forte, "la" più intima che si possa immaginare, perché "la" più spirituale e "la" più motivata: al punto che si dovrà ritenere che il battesimo appartiene "più veramente" e "più profondamente" a Cristo che non ai genitori: tant'è vero che se i genitori difendessero una tesi contraria alla dottrina di Cristo, i figli dovrebbero disubbidire; o se i figli volessero abbandonare i genitori per andarsene a stare con Cristo, i genitori non potrebbero impedirlo e, se lo facessero, essi stessi peccherebbero con tra Cristo, cui, essi stessi come i Figli, appartengono.
Molto nervosamente Paolo dirà ai battezzati: "Non vi appartenete più! Cristo è diventato il dominatore "assoluto": è Lui che deve "comandare" il pensare-l'agire-scegliere-decidere: nessun pensiero-ricordo-affetto ha più il diritto di essere libero-indipendente-autonomo da questa Legge vivente, da questa "Nuova Coscienza" che portiamo dentro, più presente a noi che non il nostro io a noi stessi". Siamo chiamati a fare una certa dolce e soave esperienza di essere entrati a far parte di Cristo.