Un catechista di missione, Cronaca di una visita pastorale
Padre Paolo Stasi, originario di Lecce, è missionario in Burundi da oltre trent’anni. Ci ha mandato questo bel racconto di vita missionaria.
Anni fa, la pianura a nord di Bujumbura, capitale del Burundi, era piena di tanti animali e soprattutto di elefanti. Per questo, era proprio chiamata: “la piana degli elefanti”. L’uomo non vi abitava per il grave pericolo della malaria. Ora gli elefanti non ci sono più. L’ultimo esemplare è stato ucciso un paio di anni fa, per sfamare i cosiddetti “ribelli”.
La chiesa come rifugio
Nel frattempo, in quella “piana” si sono insediate tante famiglie e così il vescovo ha mandato alcuni catechisti per seguire le comunità dei cristiani. Ho conosciuto uno di questi catechisti nella comunità di Muzinda. Si chiama Giuseppe, ha otto figli, più due che ha adottato. Appena sono arrivato nel quartiere, il catechista mi ha accolto con una bottiglia di birra e un po’ di arachidi abbrustolite.
Insieme a lui ho fatto il programma della mia visita: la Messa, le confessioni, la visita agli ammalati. Poi mi ha aperto la camera dove dovevo alloggiare. L’odore acre annunciava la presenza di pipistrelli. Subito, ho cercato di mandarli via con una bomboletta di DDT, ma tornavano dopo aver fatto un giro nei dintorni. Per precauzione, ho appeso la zanzariera sopra il letto. La chiesetta rettangolare era aperta da un lato e chiusa dagli altri tre. Durante il giorno, i pastori con i loro animali vi trovano rifugio, quando piove o quando il sole picchia forte.
Una sorpresa nella notte
La prima giornata è volata veloce e la sera, dopo una cena frugale, sono andato a salutare Giuseppe. Gli ho chiesto se avrei dovuto portare il Santissimo in camera mia, per evitare brutte sorprese. Il catechista, però, mi ha assicurato che avrei potuto lasciarlo tranquillamente in chiesa.
All’equatore la sera arriva presto e il buio scende verso le sei. Così, accesa la lampada a petrolio, mi sono ritirato per i pregare i vespri, ho ascoltato le notizie con la radiolina e sono andato a letto. Verso mezzanotte, mi sono svegliato. L’odore dei pipistrelli e il loro rumore mi impedivano di dormire. Un pipistrello si era impigliato nella zanzariera e sbatteva per liberarsi. Dopo averlo aiutato a scappare, mi sono alzato e sono uscito all’aperto per respirare una boccata d’aria fresca. Istintivamente mi sono diretto verso la chiesa.
Con la luce della luna ho visto un’ombra ai piedi dell’altare: era Giuseppe che pregava in silenzio.