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Stiamo viaggiando sul treno che ci porta ad Ancona. Andiamo a trovare i nostri fratelli laici saveriani che sono venuti durante l’estate a trovarci a Goma, nel cuore dell'Africa. È una giornata luminosa, piena dei colori dell’autunno, che non vedevamo da molto tempo. Siamo rientrati da alcune settimane da Goma, e questa volta in modo definitivo...

“Pole pole” - in lingua swahili per dire - piano piano cerchiamo “di atterrare”.

Abbiamo forte il desiderio di riabbracciare tutti i nostri fratelli laici che in questi anni ci hanno accompagnato in missione. Anche grazie a loro, abbiamo trascorso questi quattro anni a Goma, nella repubblica democratica del Congo, vivendo il dono di essere missionari laici, di fare da ponte fra il mondo europeo e quello africano, nel tentativo di fare famiglia, di essere fratelli e sorelle.

Non riusciamo ancora a fare “il punto” dell'esperienza fatta, prima di aprire un altro capitolo della nostra vita qui in Italia. Non è facile. Abbiamo bisogno di lasciar sedimentare una storia vissuta in Africa con molta intensità. Il desiderio è quello di continuare a camminare, arricchiti da quattro anni di vita africana, rivolti verso il futuro, senza separare il prima e il dopo.

Ci portiamo nel cuore e negli occhi mille sguardi, storie, volti che ci accompagnano. Mamme e papà, sorelle e fratelli che portiamo con noi. I missionari saveriani, le suore piccole figlie, i colleghi e le colleghe di lavoro, sono diventate persone care, con le quali abbiamo condiviso un pezzo della nostra vita. Li ricordiamo tutti con grande nostalgia.

La vita continua qui, ma un ponte ci terrà uniti alla terra d’Africa, alle sue sofferenze, al suo coraggio, alle speranze, al ricordo di momenti difficili, di giornate di festa, di incontri calorosi.

Non sarà certo la lontananza fisica che ci separerà.

Il dono della missione “alle genti” è una chiamata a cui abbiamo risposto con gioia e, forse, anche con un po' di incoscienza...  Abbiamo lasciato i nostri figli, i nipoti, i genitori... In alcuni momenti ci siamo chiesti se stavamo facendo la scelta giusta. Dobbiamo dire "grazie" ai nostri familiari, che in modi diversi ci hanno sostituito, specialmente nei momenti difficili.

L'esperienza di questi anni ci aiuterà a mantenere intatto il desiderio grande di continuare anche qui in Italia, per creare ponti e prossimità, per partecipare al sogno di “fare del mondo una sola famiglia”.



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