Abramo aveva 75 anni quando partì dalla sua terra. Alla stessa età, dopo aver visitato i trenta seminari diocesani di Calabria e Sicilia, sono arrivato dalla comunità saveriana di Salerno in quella di Alzano per continuare il programma della Pontificia unione missionaria (Pum) nei seminari diocesani del nord, da Ventimiglia a Trieste.
Attingo da un ampio repertorio
Le vocazioni continuano a diminuire, ma non spetta a noi stabilire i tempi e i modi dei programmi di Dio. Alcune diocesi, che avevano chiuso i seminari per scarsità di aspiranti al sacerdozio, li hanno riaperti per ravvivare l'impegno nella pastorale vocazionale. Altre diocesi hanno fatto la scelta di mettersi insieme in seminari interdiocesani. Di fatto i sette missionari che hanno collaborato nel programma della Pum hanno visitato 203 seminari in tutta l'Italia nello scorso anno accademico.
Negli incontri con i seminaristi parlo volentieri della chiesa, aiutato anche dalle memorie di oltre mezzo secolo di vita missionaria, inclusi i vent'anni che ho trascorso in Sierra Leone e in Colombia. A volte i miei ricordi fanno un balzo indietro di oltre cinquant'anni, quando p. Emaldi, espulso dalla Cina, visitò il seminario di Vicenza dove io studiavo e, con l'aiuto di una pila, mostrò fra lo stupore generale il mozzicone di lingua rimastogli dopo averla tagliata con una lametta da barba. Non voleva rivelare alla polizia di Mao i nomi dei membri della Legione di Maria, ritenuti responsabili per l'attività della chiesa cattolica.
Il vangelo innanzitutto
Anche p. Emaldi stesso, ai suoi tempi, faceva parte dello programma della Pum, per condividere con i futuri sacerdoti diocesani la dimensione missionaria della chiesa, approfondita dal concilio Vaticano II. Sono ormai vent'anni che la visione missionaria del Vaticano II fa parte del rito dell'ordinazione sacerdotale.
Quando il vescovo prega per gli ordinandi, dice: "Siano degni cooperatori dell'ordine episcopale perché la parola del vangelo, mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra".
A chi ogni tanto mette in dubbio l'attualità delle missioni, rispondo con le parole di Benedetto XVI: "Sebbene i non cristiani possano salvarsi mediante la grazia che Dio dona attraverso vie a Lui note, la chiesa non può non tener conto del fatto che ad essi manca un grandissimo bene in questo mondo: conoscere il vero volto di Dio e l'amicizia con Gesù Cristo, il Dio-con-noi. Infatti, non vi è niente di più bello che essere raggiunti da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con Lui".
Gratuità, senza paletti
Sono sicuro che mi aspetti una bella sorpresa quando arriverò a bussare alla porta di san Pietro. Solo allora conoscerò di persona quella barba bianca francescana che mi ha fatto sognare l'Africa, quando ancora frequentavo le elementari. Potrò finalmente dirgli "grazie!" per il sogno missionario che mi ha messo nel cuore, per la scelta che mi ha ispirato e che non sono mai stato tentato di cambiare.
Quando lo scorso giugno ho celebrato il giubileo sacerdotale (eravamo presenti 17 dei 24 superstiti, su 41 saveriani ordinati nel 1958), p. Marcello Zurlo ha definito la nostra celebrazione così: "l'esperienza del Magnificat". Infatti, nessuno di noi si è messo a raccontare ciò che ha fatto; tutti abbiamo sentito il bisogno profondo di ringraziare Dio per le sue meraviglie, oggi e sempre.
Non abbiamo rivolto lo sguardo al passato, ma verso il futuro; un futuro lungo o breve, dipende da quanto tempo il Buon Dio ci vorrà regalare. Uno sguardo fondato sulla convinzione teologica della gratuità.
Se la salvezza che Cristo ci ha portato è gratuita, allora può essere solo incondizionata. Non c'è più spazio per una missione con "paletti" di qualsiasi tipo: culturale, economico o geografico.
