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Siamo…. capaci di futuro? Convegno di ''M.O.'' 2012

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La crisi che stiamo vivendo oggi spaventa tutti perché è una crisi di sistema: le istituzioni politiche e il regime economico come li abbiamo fin qui conosciuti non sono più in grado di reggere le sorti del pianeta.  Come si può quindi immaginare un domani a cui guardare con speranza? È questa la domanda a cui ha cercato di rispondere il convegno della rivista "Missione Oggi", tenutosi a Brescia sabato 5 maggio. Numerosi relatori, capaci di affrontare il tema da punti di vista diversi, erano tuttavia uniti dall'idea di un ripensamento globale della situazione attuale, nella prospettiva di un futuro equo, condiviso e sostenibile.

Introdotti da p. Mario Menin, direttore della rivista, economisti, teologi, filosofi e missionari hanno dato vita a un vibrante dibattito che, proprio per la sua varietà, ha toccato la coscienza dei partecipanti e stimolato molte domande.

Più cultura e più servizio

"Anche in Italia - ha spiegato Marino Ruzzenenti, storico e militante ambientalista - la crescita è stata un dogma incrollabile, per la destra e per la sinistra. Ma la crescita oggi non c'è più, per la saturazione dei consumi e per la fine del petrolio: abbandonare la super-ideologia della crescita è l'unico modo per uscire dalla crisi. Ma questo richiede un ripensamento totale sul piano economico e sociale".

Il gesuita Francesco Occhetta, della rivista "Civiltà Cattolica", ha a sua volta osservato che due sono gli strumenti per uscire da una crisi economica, sociale e valoriale: la costruzione di una cultura "forte", dopo decenni di disprezzo nei confronti del sapere, dello studio e della riflessione, e il servizio alle nuove povertà che la crisi stessa ha causato e i cui effetti sono sotto i nostri occhi.

Con gli occhi delle donne...

Annarosa Buttarelli, docente di filosofia all'università di Padova, ha detto: "Oggi siamo in agonia, non in crisi; se ne esce solo con una ‘resurrezione' dalle macerie. Alle donne che acquistano si deve la nascita dell'economia di mercato, hanno ‘fatto' il mercato. Parliamo di decrescita, sobrietà, pauperismo, ma la posizione delle donne sbarrerà questa strada se non si riforma la mente. È necessario riconsiderare il modo di produzione capitalistico recuperando le forti istanze anti capitalistiche presenti nella storia delle donne: già Teresa d'Avila predicava la necessità di rifiutare la rendita monetaria. Tutto ciò richiede di reimpostare i concetti di dono e gratuità, limitando il lavoro se eccede il necessario, regolandolo secondo la predisposizione, pagandolo il giusto".

La crisi nel mondo

Il domenicano Claudio Monge, superiore della comunità di Istanbul, e il saveriano Fabrizio Tosolini, missionario a Taiwan, hanno richiamato l'attenzione sulla necessità di non considerare la crisi solo da un punto di vista occidentale. Riferendosi alle cosiddette primavere arabe e alle enormi difficoltà che esse incontrano nell'instaurare un'effettiva libertà e una reale democrazia, Monge ha sottolineato che il vero rischio non è la vittoria elettorale dei partiti cosiddetti islamisti, ma quello di essere favorevoli a un'economia di mercato: "A differenza della tradizione cristiana, gli islamisti non concepiscono come obiettivo la redistribuzione del reddito, ma prevedono un modello basato sulla carità", una posizione che favorisce privilegi economici e squilibri sociali.

Fabrizio Tosolini, riassumendo le antitetiche differenze tra mondo occidentale e mondo cinese, ha ricordato che oggi la Cina scommette su un piano di controllo globale che consenta un dominio culturale, basato sui suoi indubbi numerosi punti di forza e di cui la proposta confuciana costituisce un tassello importante.

Il convegno si è concluso a sera, ma nessuno dei partecipanti ha mostrato segni di stanchezza, grazie anche al vivace dibattito che è scaturito prima delle conclusioni finali.



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