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Se san Guido vivesse in Giappone

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Quando la tragedia dello tsunami ha stravolto il Giappone, il saveriano bergamasco p. Giuseppe Piatti aveva appena scritto questo articolo.

Ho buone ragioni per immaginare il nostro fondatore Guido Conforti, vivo e presente nella nostra meravigliosa missione del Giappone. Come vivrebbe il Conforti in Giappone? Prima di tutto, non sarebbe più costretto a salire le colline dell'Appennino parmense a dorso di mulo per far sentire la sua vicinanza di vescovo a chi viveva ai margini della sua diocesi. In questa grande nazione da evangelizzare, avrebbe a disposizione tutta la tecnologia e mezzi di trasporto mille volte più comodi e veloci. Dio sa quanto bene egli potrebbe fare qui...

Regalare Gesù Crocifisso

San Guido sarebbe contento di vivere qui, nella missione dell'amato san Francesco Saverio, a un passo da quella Cina che anche Saverio aveva intravisto con i suoi occhi prima di morire. Al posto degli anticlericali e degli oppositori della fede, presenti a Ravenna e a Parma al suo tempo, si troverebbe a convivere con una società post-moderna, relativista, che accetta e crede solo ciò che si può scientificamente dimostrare.

Dove indirizzerebbe le sue energie di bene? Sono convinto che il nostro santo accetterebbe di buon grado l'ammonimento lanciato, anni or sono, da un teologo domenicano giapponese: "Nelle vostre predicazioni evitate di usare la parola «Dio», perché la parola è troppo usata e cambia di significato ogni giorno dell'anno... Quando invece volete annunciare il vangelo dovete, prima di tutto, parlare dell'incontro personale con Gesù: l'incontro con Gesù è un avvenimento che cambia la vita".

Mons. Conforti era fortemente convinto che il regalo più bello da fare a una persona è quello di aiutarla a incontrare Gesù. Conforti ci ha regalato Gesù Crocifisso, l'Amico che lui ha incontrato nella sua infanzia e con il quale ha conversato a lungo.

Parlare al cuore della gente

Una seconda ragione per cui è importante immaginare san Guido Conforti presente oggi in Giappone, deriva dall'appello costante alla nazionalità. Si sostiene, infatti, che solo chi è giapponese possa ricoprire incarichi di responsabilità in questo paese. Per questo motivo, tra i vescovi del Giappone non c'è alcun straniero.

Penso che San Guido saprebbe superare senza difficoltà ogni pregiudizio nazionalistico e farsi facilmente accettare dal clero giapponese, in virtù della sua nobiltà d'animo, della sua pacatezza, della sua bontà e costante gentilezza: questi valori catturano il cuore di ogni giapponese. San Guido assomiglia molto al beato Roncalli, che ha saputo dare una smossa alla chiesa e al mondo con il suo sorriso.

Anche san Guido conquistava il cuore dei montanari dell'Appennino, perché in occasione delle visite pastorali trovava il tempo per parlare alla gente e confessare i fedeli. Sarebbe un fatto fenomenale per i giapponesi e Conforti troverebbe un seguito numeroso per la pazienza con cui formerebbe le nostre piccole comunità cristiane.

Sollievo e solidarietà

Un'ultima buona ragione che mi induce a desiderare di avere san Guido in Giappone, è che qui sarebbe seguito e curato in maniera encomiabile dallo staff medico giapponese. Usufruendo dei traguardi raggiunti dalla medicina, san Guido avrebbe potuto curare meglio la sua salute cagionevole e vivere molto più a lungo dei 65 anni a lui concessi. E così avrebbe potuto aggiungere altro eroismo alla vita quotidiana che viveva in maniera... eroica.

Proprio perché san Guido è ora "più vivo dei vivi", nulla ci impedisce di credere che egli si aggiri per le isole del Giappone a seminare a piene mani sollievo e solidarietà nei cuori affranti di tanti giapponesi.



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