Rumori di guerra nel ''profondo Ciad''
Cari amici, fino a gennaio ero in Ciad. Una delle nostre comunità aveva urgentemente bisogno di una mano per far fronte alle attività natalizie. La comunità è composta da un saveriano bangladeshi, uno spagnolo, un indonesiano e un giovane seminarista brasiliano.
Conoscevo già un po’ l’ambiente, grazie alle mie visite periodiche; conosco anche un po’ la lingua locale. È stato un vero tuffo nella realtà quotidiana del “Ciad profondo”, cioè quello dei villaggi più sperduti nella savana.
La speranza di papa Francesco
Non lontano da noi c’è la frontiera con il Centrafrica, da diversi mesi sottosopra per un ennesimo colpo di stato. Milizie incontrollate seminano morte e distruzione, violenze e assalti a chiese e case religiose. Provengono dal Ciad e dal Sudan e sono musulmane. La tensione con i cristiani è davvero alta.
Lo stesso Ciad è sempre nella tormenta. Per ora c’è una parvenza di pace, ma la guerra si combatte sul fronte politico e sociale. La stragrande maggioranza della popolazione sopravvive. Il contatto con i villaggi mi dà una dimostrazione viva e chiara di questa situazione.
Cosa facciamo per far sparire questi mali dalla faccia della nostra terra, ubriaca per le sue conquiste tecnologiche, ma incapace di affrontare i veri problemi?
L’attualità è occupata anche da papa Francesco, “uomo dell’anno”. Pare abbia suscitato molte speranze. Anche qui, nelle periferie del mondo, noi auspichiamo un cristianesimo sempre più vero e coerente e delle strutture ecclesiali più evangeliche.
Cari amici, viviamo insieme il vangelo: è per tutti. Buona Pasqua!