Pregare danzando: che bello!, Dialogo con p. Carluccio Mongardi
Padre Carluccio Mongardi è un saveriano di Sassoleone, in provincia di Bologna e diocesi di Imola. Divenuto saveriano nel 1959, a 21 anni di età, è missionario in Messico dal 1977. Vive a Guadalahara e insegna filosofia, ma si dedica molto all'attività pastorale ed è praticante appassionato della "danza religiosa". Di questa attività ci parla in un'interessante ed esclusiva intervista.
A quando il tuo incontro con la danza religiosa?
Fin dagli anni del concilio Vaticano II (1962-1965) - che furono anche gli anni della mia ordinazione sacerdotale - cominciai a sentir parlare della danza religiosa di molti popoli e culture non cristiani. In quegli anni erano cominciate anche le danze religiose durante la celebrazione della Messa in alcuni paesi dell'Africa come il Congo, il Kenya, l'Uganda.
Ma il mio primo incontro diretto con la danza religiosa è avvenuto nel 1978 in Messico, precisamente in una zona indigena chiamata Huasteca. Le donne facevano danze durante le processioni e nelle feste della Madonna di Guadalupe. Mentre i giovani e gli adulti facevano danze durante la Messa; in particolare, facevano danze nel cimitero la notte tra l'1 e il 2 novembre, nella celebrazione dei defunti, ed anche dentro la chiesa la notte tra il 2 e il 3 di maggio, festa della santa Croce.
Che significato ha la danza religiosa?
La danza religiosa è un tipo di danza con un fine sacro: cerca un vincolo con Dio, con gli altri e con l'universo. È una forma di liturgia, e non uno spettacolo né una forma di divertimento. Nella danza religiosa non ci sono attori e spettatori, ma solo gente in atteggiamento di preghiera, perché la vera danza religiosa si fa con il cuore pieno di fede.
È tanto che pratichi la danza?
Io ho cominciato tardi l'esperienza della danza religiosa nella mia vita, quando avevo già 55 anni. E la continuo ancora adesso a 73 anni, nel 2012, anno in cui celebro i miei 50 anni di ordinazione sacerdotale, avvenuta il 28 ottobre del 1962 a Parma.
Vorrei continuare fino alla morte. Non ho alcuna intenzione di morire quest'anno, perché solo il Signore sa il momento in cui ci chiamerà. Io credo che i maya non hanno mai definito una data per la fine del mondo - come qualcuno invece afferma -, perché loro avevano una concezione circolare del tempo e delle epoche storiche; non avevano un concetto lineare, con una fine del tempo e del mondo.
Qual è il tuo obiettivo?
Prego la Madonna che mi faccia realizzare un sogno, che mi è sbocciato nel cuore proprio nella danza in suo onore: poter danzare durante la celebrazione dell'Eucaristia. Danzare anche i canti liturgici: Signore pietà, il Gloria, il Santo, il Padre nostro eccetera. E anche poter fare danze senza il canto.
Il mio desiderio è riscattare i salmi, che certamente sono tutti danze di vario tipo: di nozze, di funerali, di guarigione... nelle feste, nei pellegrinaggi, nel tempio... Gesù, la sua famiglia, i suoi seguaci hanno anch'essi fatto questa esperienza meravigliosa: fin da bambini, portavano la danza in piazza anche nei loro giochi.
Ho anche la speranza di portare un valido contributo nel progetto diocesano della chiesa di Guadalajara nella "pastorale della danza", per avvicinare la chiesa ai tanti gruppi di fedeli che praticano la danza religiosa: un dialogo che possa produrre frutti di conversione e di inculturazione cristiana autentica.
Dove vorresti celebrare i 50 anni di Messa?
Naturalmente nel grande pellegrinaggio alla Madonna di Zapopan, a Guadalajara in Messico, insieme ai 170 gruppi di fedeli danzanti. E anche vicino al cuore delle popolazioni indie, nei loro villaggi, danzando e pregando con loro.