Per abbracciare il mondo, Una settimana multi-nazionale
Da: Giovani Tarantini.
Non c’è una via per la pace. La pace è la via! - non è un semplice slogan, da gridare durante una manifestazione o una marcia della pace. Più che una frase da dire, è un ideale da vivere. Noi, ragazzi del sud, con un pizzico di buona volontà, abbiamo cercato di vivere queste parole durante un campo estivo di lavoro e di formazione.
A Udine c’è una comunità per minorenni, chiamata “Casa Immacolata”. Qui, dal 18 al 24 agosto, abbiamo partecipato a un’esperienza fuori dal comune, in compagnia di due suore missionarie, veterane del lavoro duro, e dei missionari saveriani p. Nicola, p. Pierluigi e p. Bruno.
Tendere la mano
Il tema del campo estivo, su cui abbiamo riflettuto, riguardava l’intolleranza, la conflittualità tra etnie e realtà diverse, la contrapposizione tra violenza e pace. L’unico modo per trattare argomenti così importanti, è quello di collaborare con persone che non sempre la pensano come noi. E così è avvenuto!
Ragazzi di tante nazioni - Albania, Romania, Afghanistan, Bangladesh, Marocco e Italia - erano uniti per un fine comune: conoscersi. Una conoscenza che abbiamo cercato di rendere molto profonda, con il lavoro, il sacrificio, il disagio e, perché no, anche attraverso quattro risate. È stato un “faccia a faccia” con coetanei, resi simili da speranze uniche e sincere.
Quasi senza accorgerci, abbiamo scoperto d’aver imparato molto dai ragazzi con cui abbiamo vissuto. Ci hanno insegnato a guardare qualcuno dall’alto in basso solo per tendergli la mano e rialzarlo da terra.
Con gli occhi del cuore
In una società che spesso si fa conoscere per episodi di razzismo e xenofobia, un’esperienza del genere era davvero auspicabile. Oltre l’occhio scrutatore di chi sospetta, di chi ha paura del “diverso” (l’ignoranza ci fa parlare di “diverso”), il cuore pulsava, esprimeva sentimenti nuovi e soprattutto gratitudine, per una stretta di mano, una cantata, uno sguardo amichevole.
Nella comunità “Casa Immacolata” tutto ruota intorno alla parola accoglienza. In ogni sua stanza entra uno spiraglio di luce e di speranza per chi è triste, perché lontano dalla sua famiglia. Qui si vive anche un’importante esperienza di lavoro e di insegnamento, con corsi di falegnameria e saldatura.
Abbiamo condiviso i vari momenti della giornata: dalla gita in montagna alla caccia al tesoro (e qualcuno, giustamente, si chiedeva dove fosse il tesoro...); dall’escursione alla bella Cividale ai tuffi (non sempre voluti) nel fiume Natisone. Il semplice stare insieme ci ha permesso di guardarci con occhi diversi, con gli occhi del cuore.
Ricevere e dare
Si può parlare di volontariato quando si riceve tanto e si ha l’impressione di dare poco? Ce lo siamo chiesti più di una volta. Anche se breve, è stata un’esperienza forte, che ha riempito la nostra vita. Proviamo ammirazione per i ragazzi coraggiosi della comunità di Udine e per i loro formatori.
Potremmo descrivere le emozioni che abbiamo vissuto con queste parole: “il bisogno ci rende uguali; l’umiltà ci rende nobili; chi ci assomiglia di più è lo straniero”.