Pace tra religioni: Il dialogo è questione d’amore
L'Indonesia è la nazione musulmana più popolosa del mondo. Mio padre è l'unico cattolico in una famiglia musulmana. Alla fine del ramadan, anche io da piccolo partecipavo alla festa dei parenti musulmani. È un momento di vicinanza: anche chi abita lontano da casa per motivi di lavoro, di studio o per altri impegni, torna per far festa. Mia mamma è l'unica cattolica in una famiglia protestante. Anche loro ogni anno partecipano alla festa di fine ramadan, perché i suoi anziani genitori sono anch'essi musulmani.
Alla fine, quel che conta davvero...
Io sono cresciuto così, tra cattolici, protestanti e musulmani. Per noi indonesiani, questo è "normale". Fin da piccolo, mi domandavo: "Perché siamo diversi e rimaniamo in questa diversità di religioni?". Purtroppo le religioni spesso vengono descritte come causa di violenze e di guerre. Proprio questa è la sfida per noi cristiani: con la testimonianza della nostra vita, presentare Gesù come il costruttore della pace.
Ricordo le parole che mio nonno musulmano disse a mio papà che voleva diventare cristiano: "Ciò che conta è questo: fino a che punto la tua religione ti porta ad avvicinarti a Dio e a servire il tuo prossimo". Proprio con questa convinzione profonda, nel 1965, mio padre andò in chiesa - da solo - per essere battezzato.
Non serve la guerra per dimostrare quale religione sia la più vera, la più giusta, e porta l'uomo alla salvezza.
La religione è uno strumento che aiuta le persone a raggiungere la salvezza, attraverso la fede, la preghiera e la vita morale.
Guardiamoci attorno un attimo. Oggi, nel mondo globalizzato e secolarizzato, la maggior parte di noi non vive più in una società omogenea. I nostri vicini di casa non hanno la nostra stessa fede o cultura. Anche dentro la nostra casa, forse, le sensibilità sono diverse. Questa situazione ogni tanto fa crescere qualche tensione. Ma anche se le nostre religioni, culture e sensibilità sono differenti, tuttavia queste non sono contro Dio né contro di noi. Gesù ha detto, "chi non è contro di noi, è con noi". Allora anche noi possiamo ritenere che musulmani, buddhisti, hindu, confuciani... non sono necessariamente contro Dio né contro di noi. Anche loro, in diverso modo, sono alla ricerca della pienezza della vita.
Una bella sfida per noi cristiani
Anche l'Europa, che sta vedendo l'arrivo di tanti immigrati da diversi paesi del mondo, dovrebbe imparare e praticare la capacità d'accoglienza che si fonda sul rispetto, che non appiccica etichette, che non cancella le identità. È davvero una bella sfida per noi cristiani! Per esperienza, posso affermare che se si accettano i musulmani come amici e fratelli, e si stabiliscono con loro buone relazioni, allora la fiducia germoglia e il dialogo cresce. La missione principale che Gesù ci affida è "amare". E il dialogo è una questione di amore.
È vero, anche nel mio Paese, gli estremisti islamici tentano di distruggere l'armonia che caratterizza l'Indonesia: la bomba di Natale, la distruzione di chiese, i limiti posti alla libertà di espressione religiosa eccetera. Generalmente, non sono persone del luogo, ma gente mandata da un'altra regione, con motivi politici ed economici, e per lo più interessati al commercio delle armi.
Concludo con un invito a tutti noi. Cerchiamo di vivere nella tolleranza, con la convinzione che tutti noi in questo mondo siamo pellegrini.
Nel faticoso cammino della vita, non affanniamoci; piuttosto utilizziamo le aree di sosta - le religioni - per prendere fiato.