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P. Laurenzi: Amare i poveri per dialogare

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Lettera di padre Silvano dall'Indonesia

Amici e benefattori carissimi, prima di ripartire per l'Indonesia , sento il bisogno di salutarvi. Lo faccio anche per ringraziarvi e per rafforzare tra noi questo legame fraterno, fatto di amicizia e di preghiere, che a me dà tanta forza. Sono ormai 45 anni che vivo come missionario in Indonesia, sono anche cittadino indonesiano.

Prima ho passato 21 anni nel1' isola di Sumatra, facendo una preziosa esperienza con i lebbrosi di Bagansiapiapi. Poi c' è stata la parentesi di sei anni in Italia, ad Ancona, come aiuto al maestro dei novizi. Quindi sono tornato a Jakarta per dare inizio alle comunità di formazione per saveriani indonesiani: il noviziato e la filosofia a Jakarta, la teologia a Yogyakarta. Inoltre, svolgendo attività di animazione vocazionale, questo mi ha dato l'opportunità di girare tutta l'Indonesia.

La famiglia saveriana in Indonesia è cresciuta. In 17 anni sono già 10 i sacerdoti saveriani indonesiani. Tre lavorano in Bangladesh (Asia), uno in Camerun (Africa), uno in Amazzonia (America Latina). Gli altri stanno dando una mano nella formazione dei nostri seminaristi, in attesa di partire.

Da due anni, i superiori mi hanno voluto parroco di una delle più grandi missioni alla periferia di Jakarta. Conta 12.500 cristiani , divisi in 72 comunità di base. E' una missione molto attiva, vivace, animata dagli stessi laici. Per la festa di Cristo Re abbiamo avuto ben 200 prime comunioni.

Ma la testimonianza più bella di questa giovane chiesa e di tutta la chiesa indonesiana è quella della fede forte e di un amore davvero esemplare . Le chiese continuano ad essere bruciate , così pure le scuole; i cristiani vengono sempre più emarginati e  messi in difficoltà con una persecuzione subdola e drammatica.

A Natale di due anni fa, sono state piazzate bombe in diverse chiese: ci furono molti morti e feriti. Malgrado tutto questo, le nostre comunità cristiane hanno reagito con il silenzio, la preghiera, il pianto e il perdono. Sono certo che, con la grazia di Dio, questo amore - perdono farà breccia nella roccia dell'Islam.

Nella recente alluvione che ha devastato l'isola di Jawa, i primi a correre in aiuto ai fratelli musulmani sono stati proprio i cattolici. Questo fatto li ha scioccati. Solo con l'amore riusciremo a fare il dialogo con i musulmani.

La missione di Jakarta, in cui lavoro, ha come patrono san Matteo. Abbiamo attivato un centro caritativo chiamato "Matteo 25". La sua finalità è di aiutare tutti i bisognosi, senza distinzioni di religione. Tre giorni la settimana, alcuni dottori cattolici lavorano nell'ambulatorio, offrendo assistenza medica a tutti i bisognosi.

Stiamo vivendo un momento grave: l'anarchia, il disordine, la caccia all'occidentale, hanno fatto chiudere varie industrie e fabbriche. I capitali si stanno spostando in altri paesi più sicuri e tranquilli. Aumentano disoccupazione, fame, miseria, malavita...

Personalmente, ho preso a cuore i ragazzi della mia parrocchia, quelli più poveri, che hanno smesso di andare a scuola perché non riescono a pagare la retta, anche se minima. Nella lista ne ho più di 600. Per ora ho iniziato dai cattolici; ma presto  passerò anche ai musulmani. Voglio riportarli tutti a scuola; voglio toglierli dal pericolo della strada.

Sto coinvolgendo amici, parenti, benefattori dell'Italia, chiedendo l'aiuto di 50 euro, sufficienti per pagare la retta della scuola per un anno, per i bambini delle elementari. Molte persone mi stanno aiutando. Sono certo che il Signore benedirà questo progetto: è per i bambini poveri che Egli tanto ama. Ringrazio già da ora tutti coloro che vorranno darmi una mano.

La vostra preghiera , l'amicizia, la solidarietà bruceranno le distanze e ci terranno uniti, tutti impegnati per il Regno dell’amore. Un fraterno abbraccio a tutti,



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