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Nuova Biografia: Guido Maria Conforti

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Esce a marzo, per le Edizioni Paoline, una nuova biografia del vescovo Guido Conforti. Un biografo, pur restando fedele alla storia, ritrae il suo personaggio in una luce speciale per farne rivivere lo spirito, mentre lo accompagna lungo i giorni della sua vicenda.

Del vescovo Conforti ho scoperto l'amorevole paternità. In altre parole, mi sembra di aver conosciuto il cuore di Conforti, un cuore tenero e affettuoso, che si piega su tutti coloro che soffrono e sono nell'indigenza, i piccoli, i poveri, i deboli, non solo per la situazione economica o sociale, ma anche spirituale. Affermava: "i poveri più bisognosi sono quelli che non posseggono il bene inestimabile della fede". Conforti ama tutto l'uomo, nel quale Dio ha impresso la sua somiglianza e per il quale ha inviato il suo Figlio sulla terra. La sua tenerezza paterna desidera il bene dell'anima e del corpo.

Ma al suo cuore non bastano i fedeli delle diocesi di cui fu pastore (Ravenna e Parma); il suo cuore abbraccia il mondo intero. Segue con trepidazione il lavoro e le tribolazioni dei suoi figli missionari nella Cina e sente di amare i cristiani cinesi con lo stesso amore con cui ama i fedeli della diocesi che gli è affidata, e sospira per la conversione del mondo che ancora non conosce Cristo.

Quest'amore gli derivava dalla sua intimità con Cristo, che egli riteneva vita della sua vita e dal cui esempio si lasciava condurre.

Le persone che l'avvicinavano, vedevano in lui la riproduzione della bontà di Cristo, mite e umile di cuore.

La vita del Conforti è intrecciata profondamente con gli avvenimenti del tempo. Vive il dramma del suo popolo che reclama miglioramenti sociali con lo sciopero del 1908; soffre durante la guerra del 1915-18 per la morte di tanti giovani e padri di famiglia; porta conforto alle vedove e agli orfani; si sacrifica per alleviare le sofferenze di tutti. Nelle lotte politiche del 1922, grida "Pace!" e non esita a farsi intermediario tra le parti avverse. Nell'epoca fascista insorge in difesa dei suoi figli perseguitati, fossero preti o giovani di Azione cattolica.

Accoglie sempre amorevolmente coloro che lo vanno a visitare e lui stesso intraprende lunghi e faticosi viaggi per incontrare i suoi figli nelle città e nei paesi sparsi per la campagna o inerpicati sui monti.

Nel 1928 ebbe la gioia di incontrare i suoi missionari in Cina, e tornò consolato dicendo: "Ho visto un giardino fiorito".

Dio lo chiamò al premio eterno il 5 novembre 1931. Venerato come santo dal popolo e dai missionari, ora la chiesa ne riconosce ufficialmente la santità e lo indica all'esempio dei fedeli di tutto il mondo.



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