Lo spigolo della mistica: Andate a dire agli apostoli
Appena finito di stupirci e di soffrire con Gesù per i dolori della sua passione e morte, ecco un altro fatto sconvolgente e straordinario: la sua Risurrezione.
E qui entra in scena un personaggio che noi non ci aspetteremmo, perché è di quelli che-non-hanno-voce: è un’irruzione straordinaria e del tutto inaspettata, perché la donna, secondo la mentalità del popolo ebreo, era un persona da "usare" e basta, tanto che il rabbino era ben convinto che piuttosto di far leggere la Bibbia ad una donna, era meglio bruciarla, tanto nulla valeva!
Cristo, anche qui, rivoluziona e capovolge tutto nel senso che la donna diventa un personaggio più importante, il protagonista dell’episodio nevralgico e decisivo della sua vita: quello della Risurrezione.
L’uomo, visto che Cristo aveva conclusa la sua vita con un nulla di fatto e con un fiasco completo, "abbandonatolo, se la svignarono". Gli apostoli prepasquali-prepentacostali (= l’uomo) hanno sempre concepito Cristo come-un-re-di-questo-mondo, come un "Napoleone".
La donna, no: "era ancora buio" e "di buon mattino" dicono i testi, subito essa corre al sepolcro, dove l’amore la porta: visto che nel sepolcro non c’è più il corpo di Gesù, si mette a piangere e dice ad un uomo lì presente: "Hanno portato via il "mio signore", dimmi dove l’hanno messo, ché vado a prenderlo".
L’uomo la chiama per nome, e quella rimane folgorata. È la donna che riceve l’incarico di andare "in fretta", "subito", "di corsa" a dare la notizia agli apostoli paurosi e increduli (= l’uomo): i quali "non vollero credere" (= l’uomo), ripetono i testi evangelici.
- È la donna, a Pentecoste, la protagonista: è lei il centro di gravità della Chiesa che sta per nascere, anche se, apparentemente, non fa nulla, non organizza, non parla, non amministra.
- È la donna che abbatte i potenti dai troni e manda via i ricchi a mani vuote. È la donna degli spiccioli che offre assai di più dell’uomo miliardario.
- È la donna che mantiene-assiste la Comunità apostolica, che "segue" Cristo e "sale" con Lui fino a Gerusalemme e al Calvario.
Nel Vangelo è decisamente la donna "la" vera protagonista; dirò: è lei l’elemento "costitutivo", che fa sì che il Vangelo sia Vangelo "autentico", cioè quel granellino di senape e quel pugno di lievito.
E’ la logica della donna che "salva-redime", mentre è quella dell’uomo che "rovina-disintrega".
Allora qual è la vocazione "propria" della donna? Direi: l’"amore", con parola estremamente sintetica, cioè "tutto"! Direi, "la" custode-difesa della vita, cioè o la madre secondo la carne, o la madre secondo lo spirito: senza di lei il mondo si sfascia e va in rovina. È lei che salva l’uomo dalla tentazione della violenza e dal rovinìo dell’avere-godere-potere: l’uomo scatena la guerra, la donna scatena la pace. Perciò i geni hanno sempre cantato la donna ideale-mai-esistita: è troppo divina-sublime la sua vocazione.
Dante la saluta: "O luce, o gloria dell’umane genti. Tu m’hai da servo tratto a libertade!". E Leopardi: "E se dell’eterne idee l’una/ sei tu, cui di sensibili forma sdegni l’eterno senno essere vesita; di qui, dove son gli anni infausti e brevi, questo, d’ignoto amante inno, ricevi!".
È proprio per questo che, quando in una società vengono meno i valori femminili, e quando si manca di rispetto alla donna e la donna "ci sta", la società si degrada e va in rovina.