Libri saveriani e…
Il settimanale “Vita Trentina” della diocesi di Trento ha moderato la presentazione del libro scritto da p. Gabriele Ferrari “Contentissimo di essere in Cina”, edito da ViTrenD, nella chiesa di Transacqua a Primiero, (TN), paese natale del saveriano mons. Faustino Tissot a cui è dedicato il volume. Con il nipote don Carlo Tissot e l’arcivescovo emerito mons. Luigi Bressan, l’autore ha illustrato la prima biografia missionaria del Vescovo di Zhengzhou (Henan, Cina 1947-1953), basata sulla sua corrispondenza dal tempo della formazione fino alla morte. Appare una persona che amava la sua vocazione ed era contentissimo della missione anche quando questa gli costava trasferimenti, paure, sofferenza. Le sue lettere rivelano una persona spirituale, all’apparenza riservata e perfino burbera, ma che aveva una grande sensibilità verso tutti, per i suoi compaesani (l’hanno affermato gli stessi concittadini al momento della presentazione del libro a Transacqua), per i confratelli e per l'Istituto.
In occasione della celebrazione del 60° anniversario di ordinazione presbiterale, il confratello p. Giovanni Murazzo (ancora attivo in Brasile Sud), ha portato e regalato la sua ultima fatica letteraria “Niente è coincidenza, tutto è Provvidenza”. L’edizione italiana, tradotta dal portoghese, contiene la presentazione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte. Scrive il noto teologo: “… È giusto essere grati a questo instancabile e innamorato missionario che conserva, alla sua veneranda età, la freschezza di un innamorato, la passione di un entusiasta che ha incontrato il dono più bello e vorrebbe il più possibile annunciarlo a ogni creatura…”.
Il salesiano don Aldo Andrea Castenetto ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “Un lucherino in Gabbia. Padre Collini nella Cina di Mao”. Il nonno di don Aldo, infatti, era fratello del saveriano p. Gio Batta Collini. Originario di Vergnacco (UD), p. Gio Batta dopo l’ordinazione presbiterale (1936) è stato missionario in Cina. Qui ha conosciuto a più riprese l’esperienza del campo di concentramento (18 mesi in totale), prima dell’espulsione nel 1953. L’autore “rilegge” come un romanzo biografico il diario di prigionia e le lettere, ritrovate nella casa della nonna, e inviate dallo stesso p. Gio Batta ad amici e parenti: “… Provò a vedere ogni giorno trascorso tra le quattro mura di una cella e i lavori forzati come un atto di smisurata fede”.