Skip to main content

Le ripartenze di mons. Conforti

Condividi su

Dal 14 al 16 marzo, 23 saveriani provenienti dalle comunità di Ravenna, Udine e Zelarino si sono riuniti a Vicenza e con p. Carlo Pozzobon, per tre giornate di fraternità, concludendo con la Messa nel santuario di Monte Berico. La nostra attenzione si è concentrata su mons. Conforti "santo". Vogliamo conoscerlo meglio, seguire il suo esempio di santità, prepararci alla festa, organizzare il pellegrinaggio a Roma, e farlo conoscere al popolo di Dio. Ci ha aiutato don Angelo Manfredi di Lodi, autore della biografia del Conforti.

Uno degli aspetti più rilevanti della vita di mons. Conforti è la sua capacità di riprendere con coraggio un progetto valido agli occhi di Dio, anche dopo un apparente fallimento. Il primo intervento di don Angelo Manfredi al nostro incontro ha messo in luce proprio questo aspetto della vita del fondatore: "Le ripartenze di Guido Conforti".

La grazia di Maria e l'amicizia

Ogni uomo sperimenta dei fallimenti. Portare croci anche pesanti è un po' la storia di tanti santi. Scoprire cosa ha retto nei momenti di crisi, individuare i punti di riferimento che non hanno fatto mai perdere di vista la meta, è interessante e proficuo anche per noi.

Una prima difficoltà della sua vita orientata al sacerdozio sono stati i problemi di salute, sperimentati tra i diciotto e i ventidue anni. Erano perdite di coscienza (probabili forme epilettiche) che a volte si superano con la fine dell'adolescenza. Le cause però erano ignote e la chiamata al sacerdozio e alla vita missionaria erano a rischio. La crisi dura cinque anni. Lui la supera con la preghiera intensa e fiduciosa.

La devozione alla Madonna, venerata a Fontanellato, a cui si lega con voto, ne testimonia per lui l'efficacia. La guarigione per Guido è una "grazia di Maria". Ma oltre la preghiera e l'abbandono alla volontà di Dio, gli è stata aiuto l'esperienza dell'amicizia: ha sentito il sostegno dei compagni di seminario. Conforti infatti non è mai stato un solitario; ha avuto amici e ha coltivato l'amicizia.

Un'obbedienza attiva

Nel compimento delle sue aspirazioni missionarie ha però continuato ad avere ostacoli. Il suo vescovo Miotti lo elegge "canonico" nel tentativo di bloccare il suo progetto: è un giovane prete, di famiglia benestante, che poteva mettere a disposizione i suoi beni per i seminaristi poveri e non per la creazione di un seminario per le missioni. Miotti muore: il permesso glielo concede il successore mons. Magani.

Vive l'ostacolo alla sua vocazione missionaria nella virtù dell'obbedienza, esercitata in modo non passivo: rimane sereno e sorridente, senza insidiose ambizioni e lamentele. Mai sarà vittimista. Nel fondo del suo animo rimane la convinzione che, se cambieranno le circostanze, potrà tornare al progetto originario, come provvidenzialmente di fatto è avvenuto.

La crisi di Ravenna

Una seconda prova è stato il suo ministero episcopale a Ravenna (1902-1904), che Conforti ha accettato, con molta sofferenza, per pura obbedienza a papa Leone XIII. In diocesi trova una situazione religiosa disastrata, un clero ambizioso e attaccato al denaro. Ha che fare con sacerdoti difficili, che non collaborano e lo isolano.

Contemporaneamente fallisce la prima spedizione di due missionari in Cina. Il suo istituto, fondato a Parma nel 1895, è ancora troppo "bambino". Decide allora di presentare al Papa le sue dimissioni. È consapevole della delicatezza di questo suo gesto. Ci si aspetta che un pastore non abbandoni mai il suo gregge; la sua appare una fuga da Ravenna.

Appare qui la grande virtù della "mitezza". Non pone in campo infatti nessuna difesa dall'accusa di ritirarsi. Egli ha le sue ragioni di coscienza che affronta con lucidità al "cospetto di Dio", dopo essersi consultato con i suoi padri spirituali. Considera i pochi anni di vita che forse gli rimangono e vuole dedicarli a consolidare il suo istituto missionario.

Il lato umano delle persone

Nel 1907 viene chiesto a mons. Conforti di reggere la diocesi di Parma. Di nuovo una croce pesante. I primi anni, fino al 1911, sono caratterizzati da tensioni sociali molto acute in questo territorio. È impossibile girare nei paesi. Ogni parola del vescovo è carica di significato e di implicazioni; guai a sbagliare. Contemporaneamente viene mandato un visitatore apostolico nel seminario della diocesi, per controllare infiltrazioni di "modernismo".

In seminario ci sono dei superiori incapaci. Conforti prende però le difese del suo clero anche se la curia Romana la pensa diversamente. Si fida di alcuni preti amici, ascolta e condivide. Mette a fuoco convinzioni spirituali scaturite dalla meditazione del Crocifisso ed esercita la carità pastorale  con autorevolezza di vescovo.

Nel 1918 si ripetono atti di stampo anticlericale. Un suo gesto è interpretato come "patriottico" e così la sua parola, enfatizzata dalla stampa, è letta in controtendenza alle parole del Papa. Conforti ne è desolato perché la sua fedeltà al vicario di Cristo è totale e non vuole certo rattristarlo contraddicendo la sua opposizione alla guerra. Il suo amore alla chiesa viene prima d'ogni altro.

Negli scontri politici del 1922, in piena crisi fascista, il suo intervento salva Parma da una sicura carneficina. Nella sua attività sociale e religiosa egli cerca sempre prima il lato umano delle persone, per favorire un dialogo costruttivo.

Un'autorevole mitezza

La sintesi della sua spiritualità viene alla luce durante il viaggio in Cina (quattro mesi nel 1928-29), anche questo segnato da contrasti e ombre, ma anche da tanti aspetti positivi. Il viaggio tra i suoi missionari non ha risolto le tensioni che erano sorte tra loro. La sua reazione è quella di affrontarli con "senso di responsabilità e mitezza".

Pratica e raccomanda di praticare l'esame di coscienza, la meditazione e la "direzione spirituale", come strumenti per perseverare e crescere nella vita spirituale. La spiritualità del Conforti è aperta all'universale: vede Cristo in tutto, anche nelle inclinazioni umane e culturali, perché in missione tutto serve.

Sul finire della sua vita si accentuano il suo amore per Cristo e la meditazione della Croce, la preghiera e l'obbedienza al Papa. Coglie con fede il valore dei sacramenti, incluso quello del sacerdozio che gli impone doveri e poteri, oltre che una grazia da valorizzare a beneficio degli altri.

Cura la dimensione spirituale della sua vita, sempre pronto a "riplasmare" i suoi progetti e continua a dare importanza all'amicizia e ai rapporti umani.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 2513.77 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Novembre 2018

Mostra dei presepi missionari

I saveriani di Vicenza, fedeli a una lunga tradizione, anche quest’anno ripropongono le espressioni artistiche del presepio nei vari paesi del mond...
Edizione di Ottobre 1998

Uno Spigolo per la Mistica – Cosa significa essere cristiano

Durante i mesi scorsi siamo venuti a casa vostra ad osservarvi tra quelle pareti che, se potessero parlare, avrebbero tante e tante cose da dire: g...
Edizione di Maggio 2005

“Senza di me non potete fare nulla”

Tema del "Paginone": Non possiamo vivere senza... la domenica Tutti i popoli e tutte le religioni, durante l’arco dell’anno, hanno feste da celebr...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito