La vocazione di suor Louise Mulibinge
"Benedite con me il Signore"
Non è mai facile parlare di sé. Forse, alcune immagini possono aiutare a far capire qualcosa. Tra le varie immagini, per me è molto significativa quella con le mani aperte che accolgono e offrono le spighe di grano.
Vi racconto un po’ di me
Sono nata in una famiglia congolese che ha accettato la fede cristiana, portata dai missionari del vangelo, e che cerca di diffonderla, trasmettendo ciò in cui ha creduto. Nel mio villaggio, però, ci sono ancora costumi e usanze pagane e tanti ostacoli culturali. Sono stata battezzata da piccola e cresciuta nella mentalità comune dei posti dove ho abitato. Andavo a Messa per abitudine e vivevo normalmente le gioie, le sofferenze e le speranze di tutto il mio popolo.
Sono stata molto fortunata nell’aver avuto persone che hanno protetto la mia vita, educandomi, dandomi la possibilità di studiare e la libertà di scegliere che cosa fare del mio futuro. Riconosco anche che sono sempre stata una ragazza chiusa in me stessa, ambiziosa e vanitosa, ma anche determinata nei mie progetti di realizzarmi come donna, sposa e madre in una bella vita felice.
La vita consegnata a Dio
È stato un dono della grande misericordia di Dio a farmi sentire la vocazione alla vita consacrata. All’inizio evitavo di pensare a questo progetto, facendo finta di non ascoltare l’eco della parola di Dio. Eppure, una voce risuonava a lungo dentro di me. Accadeva dopo un incontro, una celebrazione o dopo aver ascoltato la testimonianza di suore, sacerdoti e di tante altre persone che ho visto darsi corpo e anima all’amore dei fratelli più bisognosi e poveri, gratuitamente, in nome dell’amore di Cristo.
Credo d’aver fatto l’esperienza di incontro con Cristo vivo, non per sentito dire ma personalmente, vedendo e lasciandomi toccare dalle situazioni di estrema povertà in cui si trovava e si trova ancora tanta gente nei Paesi dei Grandi Laghi, in Africa. Ma ho visto anche persone spendere tempo e denaro per soccorrere chi viveva nel disagio.
Ho riflettuto, ho pregato, ho chiesto aiuto per capire ciò che mi tormentava dentro. E ho capito che Dio mi stava chiedendo di consegnargli la mia vita: "Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima? Chi perde la propria vita per causa mia e del vangelo, la troverà" (Mc 8,35).
La scelta senza ritorno
Sono entrata in convento, convinta solo di amare e servire Cristo nei più piccoli e poveri. Però, il dubbio e l’insicurezza provocati dalla paura di non farcela mi hanno sempre accompagnato e tentato. L’esperienza della vita mi ha portato a capire pian piano che seguire Gesù non è questione di emozioni, di sentimenti, di entusiasmo a breve scadenza; ma è una decisione seria.
È un sì senza ritorno, perché Lui ci ama seriamente e non molla un attimo nella sua decisione di volerci bene e di liberarci da ciò che ci opprime. Lui, povero con i poveri, solidale con gli emarginati dalla società, che ha dato pane agli affamati e guarigione agli ammalati. Ci ha amato fino in fondo, fino al dono estremo della propria vita, nella passione morte e risurrezione.