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Tra fine novembre e inizio dicembre, p. Eugenio Pulcini ed io siamo andati in Sierra Leone a visitare i nostri confratelli e partecipare al loro XVI capitolo regionale. In esso hanno eletto il nuovo consiglio, che li guiderà per i prossimi tre anni.

Dai miei inizi con i saveriani, avevo tanto sentito parlare della nostra missione in Sierra Leone ed ero molto curioso di scoprirla. La Sierra Leone è la nostra prima presenza in terra africana (1950). Nel passato, c’erano circa 50 confratelli, ma adesso, per vari motivi, sono calati di numero. Sono stato positivamente colpito dal lavoro fatto dai nostri missionari in quel paese. Erano impegnati in tutti i campi: evangelizzazione, scuole, ospedali, opere sociali e altre iniziative di sviluppo, che procurano ai saveriani grande stima e ammirazione da parte della popolazione locale. La gente ha un buon ricordo dei missionari e dei vescovi saveriani (Augusto Azzolini e Giorgio Biguzzi) che si sono dedicati con impegno e determinazione per contribuire all’evangelizzazione e allo sviluppo del paese.

Al momento, i saveriani sono 16, suddivisi in 5 comunità: 4 parrocchie (Makeni, Fadugu, Kabala e Mongo Bendungu) e una casa di formazione (Freetown). I confratelli che sono nelle parrocchie si dedicano alla catechesi e alla formazione dei responsabili delle comunità cristiane. La Sierra Leone è ampiamente musulmana (sono quasi il 77%, i cristiani il 21% di cui 5% cattolici), ma le tradizioni locali sono ancora più forti e costituiscono una delle grandi sfide per l’evangelizzazione. Questa è accompagnata dall’educazione. Nelle parrocchie, i confratelli gestiscono alcune scuole in cui la maggioranza degli alunni proviene da famiglie musulmane. Si impegnano anche per lo sviluppo del paese, con un’attenzione particolare alla sanità e ai poveri. Malgrado una certa incerta stabilità politica e il virus Ebola che ha colpito il paese, si può notare una ripresa della vita. I segni di speranza non mancano.

Fra un anno, noi saveriani festeggeremo 70 anni della nostra presenza in Sierra Leone. Sarà un momento di rendimento di grazie e di gratitudine al Signore per quello che ha compiuto tramite noi per il popolo della Sierra Leone. I frutti della nostra presenza sono innumerevoli, in particolare le persone che hanno aderito alla fede in Gesù Cristo, i giovani che abbracciano il nostro carisma saveriano, volendo diventare anche loro missionari del vangelo; il gruppo sierraleonese degli amici saveriani, che sostiene il nostro lavoro missionario con i mezzi che hanno e così via. Posso dire, citando il padre fondatore san Guido Maria Conforti, che: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”.



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