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La Veglia missionaria a Buttrio

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Il motto della Giornata missionaria mondiale di quest’anno era “Cuori ardenti, piedi in cammino”. Piedi in cammino che fanno strada, escono dalla “comfort zone” del divano e annunciando il Vangelo scoprono che lo Spirito Santo è già passato prima e ha lasciato i suoi segni.

In ottobre abbiamo voluto mostrare le “sorprese” dello Spirito Santo, che opera nei testimoni incontrati nei viaggi estivi in Albania. Infatti, c’è un bel gruppo di cristiani riuniti nel Laboratorio di Missione che da diversi anni fanno esperienza missionaria in Albania. E per l’occasione siamo riusciti a portare un ‘pezzo’ di Albania qui, per noi. La prima è suor Rita, una Consacrata che ha ospitato in Albania, nella comunità religiosa a cui appartiene, proprio gli amici friulani.

Durante la veglia, suor Rita ha raccontato ai ragazzi presenti la storia del suo Paese, martoriato dal regime comunista di Enver Hoxha e la sua vocazione ispirata dalla fede resistente di sua nonna che ‘doveva credere e pregare di nascosto’. Noi qui abbiamo libertà religiosa ma non ci rendiamo conto del privilegio (donato) di poter entrare in una chiesa, partecipare all’Eucarestia, pregare, accompagnare i defunti o anche poter avere un crocifisso, una Bibbia, un’immagine sacra in casa, senza correre alcun pericoloTutte azioni proibite in Albania dal 1944 fino alla fine del comunismo nel 1990. Proibite per legge e punite con il carcere, la tortura e la pena di morte.
Suor Rita ha ricevuto in famiglia un amore così sano che le ha permesso poi, alla fine del regime, di essere toccata dal desiderio di consacrarsi a Dio. La famiglia è diventata la Chiesa domestica che ha generato una credente in mezzo al tunnel pericolosissimo della persecuzione. La sua famiglia infatti era stata confinata a Torovicë, un villaggio che era anche prigione. La famiglia era controllata dal regime. Nonostante tutto ciò, il papà si è fatto carico della trasmissione dei valori che sono diventati dei pilastri nella struttura della sua personalità. Un papà che la notte stava con i figli a parlare, consigliare, trasmettere fiducia, allertandoli dai pericoli. E li istruiva come difendersi dal male.

fri Fratel GabrieleLa seconda testimonianza dalla terra albanese arriva dal sud e più precisamente da Berat, bellissima città dove è nato Fra Gabriel. Di tradizione musulmana, si è convertito al cristianesimo e poi ha fatto la scelta di intraprendere il percorso di consacrazione. Una scelta in un contesto dove l’islam è presente al 90%. Egli appartiene ad una giovanissima comunità chiamata “Piccola Famiglia dell’Assunta” che, oltre al carisma monastico, coniuga l’accoglienza delle persone con disabilità all’interno della comunità stessa.
Proprio l’accoglienza è stata il ponte per avvicinare tante famiglie che avevano lo stesso problema. Tanti disabili in condizioni inumane, relegati sempre in casa, sono stati portati a dignità. E alcuni dei familiari hanno iniziato il cammino per diventare cristiani. Ora la sfida è creare un punto di incontro tra ragazzi di tradizione musulmana e i pochi cristiani che ci sono. Si pensa alla costruzione di un oratorio e di un campo di calcio, dove tutti si possano incontrare e costruire sane relazioni di amicizia.

Per contribuire a questo progetto gli amici del Laboratorio di Missione hanno servito un pranzo solidale, per raccogliere un contributo per la realizzazione di un centro sportivo. Il convivio, al quale hanno partecipato una sessantina di persone, si è concluso con la proiezione di un filmato che ha raccolto le immagini più suggestive dell’esperienza missionaria degli amici friulani, proprio presso la comunità Piccola Famiglia alla quale appartiene fra Gabriel. Il giovane fratello ha salutato tutti con gratitudine, invitando le persone a poter direttamente e concretamente aiutare in Albania - come volontari - i giovani di Berath ad affrancarsi da povertà e isolamento per un futuro di speranza e fratellanza.

Un tempo i laici aiutavano i missionari lontani. Ora dobbiamo puntare alla condivisione di esperienze, una condivisione del nostro vissuto comunitario e di fede. Noi Chiese europee possiamo imparare dalle piccole comunità albanesi e a nostra volta possiamo trasmettere la nostra esperienza di Chiesa a queste comunità che stanno risorgendo dalle ceneri del regime comunista albanese e dal sangue versato da tanti martiri.



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