La tavola della fraternità
Se ripenso alla settimana trascorsa a San Pietro in Vincoli con i confratelli animatori, mi viene in mente la frase di suor Nandini: “Credi di più nel suo amore, che non nelle tue debolezze”. Questo amore è ciò che sostiene la nostra fraternità.
Casa, preghiera, pranzo, frittelle, abbracci, discussioni, caffè, film serali, condivisione di storie… sono le parole che hanno caratterizzato la nostra vita comune dal 27 febbraio al 1°marzo a Ravenna. Per dire fraternità da dove si comincia? Secondo Roberto e Maria Luisa si inizia dall’ascolto, poi si passa all’esperienza dell’amore incarnato ed infine si fa discernimento per capire dove va la missione.
Un po’ come per i discepoli di Emmaus che mentre fuggono da Gerusalemme vengono raggiunti da Cristo: “parlavano e discutevano tra loro di tutto ciò che era accaduto. Si avvicinò Gesù e camminava con loro” (Lc 24,13-14).
Roberto e Maria Luisa sono due psicologi che hanno camminato con noi. Hanno ascoltato le nostre storie e ci hanno aiutato a riflettere. “Se nella vostra missione vivete una tensione non è un problema, ma qualcosa da abitare”, spiegava Roberto. Maria Luisa parlando di fraternità diceva: “La vita è un’esperienza di vulnerabilità. Io ho bisogno degli altri”. Ciò che impariamo fin da bambini è il bisogno di amare ed essere amati. Da grandi, questo bisogno non viene cancellato, ma è la spinta a vivere le relazioni, in comunità e altrove. Chi dice “ho bisogno di esprimere il mio amore” non presenta un vizio da correggere bensì un sentimento che sostiene la sua vita. Lo slogan dei Saveriani è: “L’amore di Cristo ci spinge”, laddove amore vuol dire appartenenza, gratuità e dono totale di sé.
Mentre sto scrivendo, giunge la notizia della morte di p. Savio Corinaldesi che nella domanda di ammissione alla prima professione scriveva: “Non è molto quello che do all’Istituto e, per esso, alla Chiesa; dando me stesso però mi conforta la considerazione che quel poco che offro è tutto quello che ho”. Con questa frase del 1960 Savio riesce a scolpire il programma della vita del missionario (“offro tutto quello che ho”), come sul pane eucaristico (“prendete e mangiatene tutti”).
Di cosa ha bisogno il mondo di oggi? Di fraternità, cioè di Saveriani che aprano la porta del loro cuore prima di aprire quella della loro casa. In una società del sospetto, bisogna diffondere fiducia, in un mondo dominato dalla paura dello straniero, dobbiamo rispondere con il volto umano, fraterno, sorridente del ritratto di Guido Maria Conforti che davanti alle persone desiderose di Cristo diceva: “Sono tutti miei figli”.
Maria Luisa ha concluso con queste parole: “Ho sentito molta gioia nell’ascoltare le vostre condivisioni. La vostra stoffa è buona. Mi sono sentita curata”. È un po’ come quando abbiamo mangiato le frittelle di p. Pietro… C’è voluto tempo, pazienza, cura per poterle mettere in tavola tutte cosparse di zucchero a velo, ma quanta gioia nel sentirne il profumo e gustarne la fragranza. Così è il Vangelo quando è imbandito nella tavola della fraternità, cosparso di zucchero a velo.