La sfida più esigente: Come ''globalizzare'' il vangelo?
Pensate, i nostri figli e nipoti sanno smanettare perfettamente al computer e navigare in internet, facebook, twitter, google, e tutto quello che c'è di tecnologicamente avanzato. Ma come chiesa, incontriamo ancora innumerevoli ostacoli per globalizzare il vangelo di Gesù.
Libero e felice di amare
Le ultime statistiche demografiche affermano con sicurezza che in ottobre di quest'anno il mondo sarà abitato da circa sette miliardi di essere umani! Mi chiedo: di questi, chi conosce la via, la verità e la vita proposta dal Maestro? Le stesse fonti statistiche dicono che i cristiani sono solo due miliardi! E il resto? Pensate: Adidas, Coca Cola o Nike sono molto più conosciute di Gesù Cristo!
È vero che ho sempre desiderato lavorare e servire la chiesa e l'umanità più bisognosa. Ma quello che mi è stato posto davanti adesso, è forse per me la sfida più esigente. Aiutare a scoprire nella vita di un giovane seminarista la passione per Cristo e per la missione, infatti, richiede una testimonianza cristiana possibilmente autentica, nonostante i miei limiti. Tutto ciò mi mette nella "sequela di Cristo" e mi fa sentire un uomo, un cristiano, un prete missionario libero e felice di amare e di servire tutti. Senza discriminazione.
Sono un poco di tutto
Accompagnare questi giovani saveriani brasiliani attraverso un cammino severo, mi invita a essere un poco di tutto: oltre a prete, devo anche essere papà e mamma, professore e cuoco, infermiere e padre spirituale, fratello e allenatore di calcio, manager e uomo delle relazioni umane. Faccio quello che posso e cerco di farlo con amore. Ma non è facile in questa realtà post-moderna, dove di fatto, manca il valore di Dio come orizzonte dei nostri pensieri, delle nostre azioni e dei nostri affetti.
In una situazione culturale incerta, instabile e frammentata come la nostra, evangelizzare il cuore - prima il mio, e poi quello dei giovani - mi mette un po' in croce. Ma allo stesso tempo mi aiuta a essere una persona flessibile e attenta ai segni di Dio presenti nella vita degli altri e nelle vicende di tutti i giorni. Così cerco di proporre soluzioni sempre nuove ed efficaci, usando il linguaggio delle nuove generazioni. Dicono che questa sia la generazione "Y"...
Missione sempre, qui e lì
A 50 anni suonati, mi sento felice come missionario "anomalo" e "dinamico". E per non cadere nella tentazione di rilassarmi troppo, nel mese di aprile ho chiesto di poter vivere una nuova esperienza missionaria, fuori dal Brasile.
Molti sanno che nutro affetto per l'Africa. I superiori mi hanno già risposto che devo rimanere dove sono per lo meno altri quattro o cinque anni. Ho accettato con fiducia questa decisione. Tornato nella "Terra de Santa Cruz" (l'antico nome del Brasile) mi sono messo a servire e amare la missione che Dio ha scelto per me, per far risplendere il suo Volto nel volto di quei giovani che un giorno saranno il prolungamento di Cristo e della sua missione nel mondo. Chissà, uno di questi giovani un giorno potrebbe lavorare come animatore missionario e vocazionale nella nostra bella terra Brianzola. Missione sempre qui e lì.
Cari amici, concludo ringraziandovi di cuore per il bene che sempre mi dimostrate. Vi chiedo di accompagnarmi con le preghiere e la stima di sempre. Non mi dimenticherò di voi e della vostra vitalità.
Amate e pregate per le vocazioni (per quelle già in cammino e per altre in discernimento) che arricchiscono e rinnovano la vostra vita e la vostra fede.
Vi voglio bene. Um abraço brasileiro, in Cristo.