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La riunione dei superiori saveriani

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In luglio, la direzione generale dei saveriani ha convocato, presso il centro di spiritualità missionaria di Tavernerio, i superiori delle regioni saveriane di Asia, Africa, America ed Europa (Cosuma). Così abbiamo avuto il piacere di condividere i pasti insieme a loro e conversare durante i tempi liberi. All’inizio, tutti hanno messo sul tavolo vari aspetti dissonanti con il clima di speranza e di ottimismo che accompagna la missione.

La missione rema contro

In Sierra Leone, ad esempio, ogni giorno c’è qualcuno che muore e il mondo non ne sa nulla; ma è così. E i missionari sono impegnati a convincere le persone a salutarsi senza stringersi la mano; a mangiare senza toccare il cibo con le dita… In Sierra Leone la missione salva la vita, ma è costretta a remare contro abitudini e comportamenti consolidati nella cultura tradizionale.

Il superiore dei saveriani in Burundi racconta la tensione che si è impossessata dei missionari e delle comunità cristiane in seguito al martirio delle tre saveriane: da una parte l’affetto dei fedeli, dall’altra le resistenze di una cultura irretita da omertà e vendetta.

Lungo la frontiera che separa la Nigeria dal Camerun, oggi si è appostato Boko Haram, il gruppo di fondamentalisti musulmani, persuasi che la civiltà e l’educazione occidentale sia nociva all’umanità. Dal Brasile segnalano che tanti hanno voltato le spalle alla religione. Le radici della fede cristiana non rientrano più negli interessi della gente.

Missione attenta alle ferite

I saveriani negli Stati Uniti e in Gran Bretagna hanno raccontato come i paesi del primo mondo siano anch’essi terra di primo annuncio. “Noi ci sentiamo missionari quando usciamo dalla nostra nicchia e ci uniamo a uomini e donne di credo differente, per dare qualità alla vita: iniziative di solidarietà, sostegno alle famiglie, attenzione a ideologie che minacciano l’educazione scolastica…”.

In Cina, i missionari non dispongono di una casa da dedicare all’accoglienza: la missione e il vangelo passano nei rapporti di amicizia e di stima che si intrecciano con i gruppi di volontariato o tra colleghi di lavoro. Poco lontano, il Giappone non ha ancora superato lo shock del terribile maremoto che ha messo in ginocchio perfino l’imperatore. La missione deve occuparsi anche di questa ferita che si è aperta nell’animo giapponese.

In Africa, le donne del Congo hanno passato la vita tra continue invasioni e vessazioni. Ora hanno imparato a rivolgersi agli assalitori: “Voi siete qui a fare la guerra; noi vi chiediamo solo di lasciarci frequentare la chiesa, i campi e il mercato”.

In attesa di venire alla luce

Si celebrava in quei giorni la festa della trasfigurazione di Gesù davanti ai suoi discepoli, sul monte Tabor.

I convegnisti l’hanno trasformata in esperienza della luce discreta e umile di Gesù, presente nella vita del missionario, anche in mezzo alla nube oscura dei momenti difficili.

La preghiera di quella sera ha tenuto fuori dalla porta attivismo e individualismo. I nostri superiori hanno pregato con il cuore in mano, per diffondere la luce della trasfigurazione nella croce quotidiana.

L’altro picco dell’incontro è stata la visita ai luoghi di san Guido Conforti, dov’è nata la famiglia saveriana. Per i saveriani italiani è stato un ritorno, per i saveriani che non erano mai stati in Italia una gioia profonda.

Nella grazia che spinge san Guido a trasformare il mondo in famiglia di Dio sono custodite altre provocazioni e consolazioni. E attendono di venire alla luce.



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