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La missione in famiglia…

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Facendo un bilancio del mio anno sabbatico in Italia, trovo solo motivi per ringraziare il Signore. Avevo programmato questo tempo speciale dividendolo in due periodi: il primo a Tavernerio (Como) per partecipare al corso di formazione permanente conosciuto come "i tre-mesi"; il secondo per aggiornare i corsi di missiologia fatti in Brasile più di dieci anni fa. Ma, come dice il proverbio, "l'uomo propone e Dio dispone".

Tre mesi a Tavernerio

Sull'aereo da San Paolo a Milano pensavo che avrei dovuto comprare i vestiti per affrontare l'inverno freddo in Italia. Una preoccupazione subito risolta: all'aeroporto c'era mio fratello Luigi ad aspettarmi. Quasi non lo riconoscevo. Aveva fatto una cura dimagrante tale da costringerlo a rinnovare il suo guardaroba e così io potevo usare i suoi vestiti...

Arrivato a Tavernerio avevo ancora addosso "l'odore" dell'Amazzonia. La casa, circondata da un bel parco, era per me come una grande oasi in cui potevo rallentare il ritmo delle mie attività e incontrare i missionari che venivano da altri Paesi. Il corso di formazione non è servito solo per aggiornare i metodi di lavoro pastorale, ma anche per un rinnovamento personale. E non sono mancate le attività manuali. In pochi giorni ho imparato a usare la motosega, da far invidia a un taglialegna!

L'università Urbaniana

Terminato il corso, ho trascorso il Natale a casa. Poi sono volato a Roma per il corso di aggiornamento all'università Urbaniana. I confratelli p. Peppino e p. Alessandro, che insegnano in quella università, mi hanno dato preziosi suggerimenti sul programma di studi da seguire.

Anche l'ambiente era interessante: i corsi erano frequentati da molti africani e cinesi. Padre Alessandro Dell'Orto, direttore del centro studi cinesi dell'università, diceva che la presenza di sacerdoti e suore provenienti dall'oriente era in continua crescita. Il centro era diventato un punto di riferimento per loro, che si sentivano un po' spaesati. Questo mi ha aiutato ad ampliare i miei orizzonti, conoscendo nuove questioni teologiche e culturali.

Come un... "bamboccione"

Pensavo di trascorrere un mesetto con i miei genitori prima di tornare in Brasile, ma le cose sono andate in modo diverso. Papà ha subito un intervento all'anca, a cui sono seguite complicazioni varie che mi hanno costretto a rimandare la partenza. E ancora una volta ho potuto sperimentare la Provvidenza. Il Signore si faceva presente nel personale dell'ospedale. I momenti più belli erano la sera, quando cenavo con mia madre e insieme condividevamo preoccupazioni e preghiere.

Durante questa sosta forzata, ho avuto la possibilità di incontrare gruppi molto sensibili al lavoro dei missionari. Ho dato una mano ai volontari che stavano allestendo la mostra sull'Amazzonia a San Cristo. E sono riuscito a vedere anche il Papa! Domenica 8 novembre, prima di arrivare a Brescia, è passato per Rezzato e così sono andato ad aspettarlo sulla statale.

La nuova missione

Il ritorno in Amazzonia è coinciso con un cambio di parrocchia. Da San Felix do Xingu sono passato a Concordia, che dista quattro ore di macchina da Belém. Il parroco è padre Tri, un giovane saveriano indonesiano. Insieme a noi c'è Xavier, un giovane saveriano spagnolo che si sta preparando al sacerdozio.

Mentre vi scrivo, siamo impegnati a vivere al meglio la Campagna della fraternità: la proposta dei vescovi brasiliani per fare della quaresima un tempo di autentica conversione. Il tema di quest'anno è "Economia e Vita", con l'obiettivo di "collaborare nella promozione di un'economia a servizio della vita, fondata sulla cultura della pace, affinché tutti contribuiscano al bene comune in vista di una società senza esclusione".

Approfitto dell'occasione per salutare i saveriani di Brescia e i lettori di "Missionari Saveriani". Vi ricordo nella preghiera.



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