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Padre Nazareno ha condiviso la sua esperienza di vita religiosa in quest’anno dedicato alla vita consacrata. Lo ringraziamo per questa sua bella testimonianza.

Sembra una frase fatta: “Il Signore non poteva essere più buono con me!”. Ma è semplicemente una considerazione vera, quando penso alla mia ormai lunga esperienza di vita religiosa missionaria.

“Ti penso come uno di loro”

Prima della mia scelta, penso alle persone che sono state strumenti vocazionali della mia vita. La prima e più importante di tutte è mia madre. Un giorno le chiesi: “Perché mi hai chiamato Nazareno?”. Lei rispose: “Quando ero ancora giovane, pregavo Gesù così «Il mio desiderio è diventare suora, ma se vuoi che io diventi madre, uno dei miei figli diventi sacerdote»”. È commovente pensare al persistere di questo suo desiderio; io sono il quarto e ultimo dei suoi figli maschi, certamente il più fragile di tutti.

Un’altra persona che ritengo essenziale nella mia scelta è stata don James Tosi. Anche lui, vocazione adulta, mi accompagnò nel discernimento della vocazione a Dio per oltre due anni. Quando gli dissi che ero deciso a fare il missionario, pieno di gioia mi disse: “Conosco i missionari saveriani e ti penso come uno di loro”.

Missionario in Brasile

Dopo il noviziato e lo studio della teologia, sono stato consacrato sacerdote nel 1962. Dopo vari anni d’impegno in Italia, sono partito per il Brasile, fidandomi delle parole di padre Pio, che ebbi la fortuna di incontrare personalmente e che mi disse queste due parole: “Sii perseverante!”.

Ho lavorato in Brasile dal 1980 al 1994. Un’esperienza ricca e con situazioni alternanti di gioia e sofferenza. Sono tornato per motivi di salute il 16 luglio del 1994. Una data molto significativa per me, che devo chiaramente la mia chiamata alla co-patrona delle missioni santa Teresa di Gesù Bambino.

Il mio desiderio…

Ora devo essere missionario qui in Italia, nella preghiera e nel sacrificio. Da allora, sono sempre stato a Salerno, dove incontro tante persone che mi arricchiscono con la loro fede e generosità, nella loro vita sempre più o meno crocifissa.

E poi? Il futuro è nelle mani di Dio. Ormai sono verso il tramonto della mia vita, con i miei 82 anni.

Però, grazie a Dio, non ho perso l’entusiasmo di essere missionario. Vorrei poter lasciare di me un ricordo sereno, gioioso ed entusiasta.

Questo è il mio desiderio… Ai posteri l’ardua sentenza.



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