La mia famiglia saveriana
La conosco da sessant'anni
Ho sentito parlare dei saveriani quando mio fratello Giuseppe Arnoldi, a 14 anni, è stato accettato nella Villa Sottocasa di Pedrengo (allora sede dei saveriani) nel 1945. Perciò sono ormai sessant’anni che “convivo” con i saveriani!
Prima di tutto, con quelli della nostra parrocchia di S. Anna in Borgo Palazzo: i padri Figini, Pansa, Salvetti, Rinaldi, Sottocornola, Giavazzi... e i loro compagni di studi. Era sempre festa quando qualcuno arrivava in casa nostra; e avveniva di frequente! Poi la conoscenza e l’amicizia si sono estese alle loro famiglie.
Tanti saveriani, tutti una famiglia
Un rapporto particolare si è instaurato con le famiglie di Danilo Moreni e Francesco Ferrari, i due studenti missionari deceduti tragicamente in montagna il 12 agosto 1969, quando p. Giuseppe era vicerettore; è stato come se la disgrazia avesse investito in pieno la mia famiglia.
Giuseppe è stato ordinato sacerdote nel 1958 e con lui, lo stesso anno ma in date diverse, una trentina di nuovi presbiteri. Poi fu mandato in Indonesia. Da allora, i suoi compagni di missione - soprattutto i bergamaschi fratel Nocenti Giuseppe e i padri Caglioni Sandro, Carminati Giuseppe, Fasolini Ettore, Ferrari Giovanni, Galli Michele, e Peccati Sandro - divennero anche i nostri compagni di famiglia. Quando un missionario tornava, era una gradevole incombenza passare a salutare e portare notizie ai familiari di tutti gli altri.
L’impegno continua
Il periodo da me vissuto più intensamente vicino ai saveriani è stato quello di Parma, quando mio fratello è dovuto rientrare precipitosamente dall’Indonesia, nel luglio del 1990, per un tumore che lo portò alla morte il 21 novembre dell’anno dopo. Dopo la sua morte, ogni saveriano è mio fratello.
Attorno ai saveriani di Alzano si instaurano conoscenze e amicizie che si rinsaldano negli incontri di preghiera e di condivisione. L’accoglienza squisita dei missionari mi fa sentire “a casa mia”, qui come in ogni comunità dei saveriani e anche delle saveriane, che durante la malattia di mio fratello ci sono state vicine con affetto.
Faccio anche parte dell’associazione Vedove Cattoliche Bergamasche (Via Ghislanzoni 38 - 24122 Bergamo; tel. 035 249977). Facciamo celebrare la Messa in suffragio dei nostri mariti e inviamo le offerte in Indonesia, al noviziato saveriano di Jakarta, per sostenere negli studi quei giovani, germogli e frutti della splendida “pianta” saveriana.
Così mi sento ancora in sintonia con l’impegno che padre Giuseppe aveva avuto nel formare i giovani. È anche un modo bello e affascinante per sentirmi parte della grande famiglia saveriana.