La Giornata missionaria sacerdotale
Ogni anno, il 3 dicembre, memoria di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, si celebra la giornata missionaria sacerdotale. Don Tonino Bello definiva appuntamenti come questo “un tempo di riflessione sui temi della missione che possa incidere sulle scelte della vita di ogni giorno sempre aperte alle esigenze della missione”.
Dare corpo al Bene
È sotto gli occhi di tutti come i luoghi e i criteri della missione siano oggi molto cambiati: la cristianissima Europa che un tempo inviava i suoi missionari ad evangelizzare Africa o America latina, oggi si trova in balia di un processo di scristianizzazione che ha portato alcuni cristiani di questi continenti a restituirci il favore dell’evangelizzazione. È sempre più frequente, infatti, incontrare sul nostro territorio missionari stranieri che ci offrono un annuncio evangelico fresco, autentico, attraente, amorevole, concreto e convincente. Il problema grave della nostra cultura Occidentale è l’astrattezza dei messaggi che vuole diffondere: tutto è teorico e poco incarnato e questo problema ha finito per coinvolgere anche il messaggio evangelico. La missione di Cristo è dare un corpo al Bene, al Bello, al Giusto, all’Amore.
La fede è dono e incontro
Per me, prete diocesano, vivere oggi la missionarietà significa prima di tutto restituire sostanza all’evento dell’incarnazione. La bellezza della nostra fede sta proprio nel fatto che slega l’uomo affinché possa aprirsi allo slancio di un incontro vero e gioioso che amplia la vita verso un dono. La fede ci porta a leggere il vangelo non come legge, ma come dono e incontro. L’uomo per scoprire la verità di se stesso ha bisogno di un Amore che scenda, si chini su di lui e non che salga per disperdersi in mille cose che di fatto negano l’Amore stesso. Il vero Amore scende, non sale; un amore che sale tradisce Dio che è fonte di un Amore in discesa e tradisce anche l’uomo destinatario di questo dono.
Echi del Convegno Ecclesiale di Firenze
La Giornata missionaria sacerdotale è stata una buona occasione per approfondire la comunione ecclesiale con la chiesa di Taranto. L’arcivescovo mons. Filippo Santoro ha presieduto la concelebrazione nella quale ci siamo ritrovati in trentacinque tra missionari e sacerdoti.
Cinque verbi della missione
All’inizio della Messa, p. Carmelo Sanfelice ha salutato i presenti, offrendo loro alcune sottolineature missionarie del Convegno Ecclesiale Italiano tenutosi a Firenze. Al quarto capitolo del documento finale, infatti, la chiesa Italiana presenta cinque verbi della missione: uscire (dobbiamo per primi muoverci verso l’altro), annunciare (la persona e le parole del Signore), abitare (essere radicati nel territorio, mettendo in pratica la carità), educare (per rendere gli atti buoni modi di agire e di pensare stabili), trasfigurare (il messaggio evangelico trasfigura il peccato).
L’omelia dell’arcivescovo ha ricalcato qualche altro punto del Convegno Ecclesiale, focalizzando il tema della misericordia in vista dell’apertura dell’anno Giubilare. Mons. Filippo ha menzionato l’intervento di papa Francesco, quando ha raccomandato di studiare l’Evangelii Gaudium. Papa Bergoglio da tempo insiste sul tema della chiesa in uscita missionaria. Poi, il vescovo ha richiamato alla mente dei sacerdoti l’opuscoletto “Il Discepolo-Missionario” che, lo scorso anno, nella medesima occasione, noi avevamo consegnato a ognuno di loro.
La giornata missionaria sacerdotale è stata anche momento di festa: il banchetto offerto dalle nostre cuoche, in onore di san Francesco Saverio, ha reso più palpabile il nostro essere comunità. Questo momento è stato rallegrato anche da qualche gioco di prestigio di p. Claudio Mantovani e da qualche barzelletta. Alla prossima occasione!
p. Carmelo Sanfelice, sx