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La Fatica, L'Avventura: Paolo, uomo di dialogo

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Ho cercato di ripercorrere negli Atti degli apostoli l'avventura di Paolo, osservandola dall'angolatura del dialogo che lui ha instaurato e vissuto. Ho trovato alcune tracce che vi propongo, così come le ho comprese io. Anche voi potete ripercorrere l'avventura cristiana e missionaria di Paolo, trovando tante altre cose, soprattutto riflettendo insieme in piccoli gruppi e facendo interagire la Parola anche con la vostra vita.

Paolo vive il dialogo integrando quattro dimensioni: dialoga con se stesso, con Dio, con gli altri, con la vita.

Per ragioni di spazio, qui pubblichiamo solo la parte del "dialogo con gli altri", ndr).

Un dialogo continuo a tutto campo

Paolo ha una marea di relazioni con le più diverse persone, culture, situazioni. Leggendo gli Atti c'è da restarne affascinati. Dialoga con tutti coloro che incontra. È tutto un incontrare, un dialogare, un instaurare relazioni.

Dialoga con gli ebrei, suoi fratelli nella fede. Dialoga con i responsabili della chiesa: Pietro, Giacomo e gli altri. Dialoga con militari, carcerieri, governatori, gente colta e gente semplice. Dialoga per scritto con le comunità cristiane da lui fondate e le sue lettere sono un campo vastissimo per studiare il modo di dialogare di Paolo.

Non si sottrae mai. Non è "felicemente single", ma un uomo di comunione, e la sua vita è tutta un'apertura! Tento di accennare ad alcune caratteristiche di fondo che attraversano tutto il modo di dialogare di Paolo con le persone.

Nella vita concreta e con affetto

Paolo ha a cuore la vita concreta. Frasi come "Mi sono fatto tutto a tutti" (1Cor 9,19-23), oppure la raccomandazione ai suoi cristiani "Siate felici con chi è nella gioia, piangete con chi piange" (Rom 12,15), ci dicono che lui non dialogava a partire da una cattedra di maestro, ma dalla vita concreta delle persone.

Tra i tanti esempi, ne propongo tre: il battesimo del carceriere, la guarigione della schiava di Filippi, la rivolta degli orafi e artigiani di Efeso. Sono il coronamento di lunghi incontri-dialogo del cuore e delle parole dentro i fatti concreti della vita che insieme stavano vivendo (Atti 16, 26-40; 16, 16-22; 19, 21-29). Dentro a questi racconti cogliamo tutta la vita reale, con le emozioni, le parole e i gesti, con la fatica e le opportunità. Avendo a cuore la vita concreta delle persone, trova il modo di parlare usando un linguaggio diversificato, comprensibile a ciascuno e alle varie situazioni.

Paolo incontra e dialoga con uno stile paterno e materno. Sottolineo lo stile materno, femminile, che poco viene notato in Paolo. Lui "partorisce" i suoi cristiani, "allatta" i suoi figlioli; "freme" (l'utero si scaravolta dentro) davanti agli idoli degli ateniesi (Atti 17,16). È tenerissimo, al femminile, in esortazioni e saluti (discorso a Mileto in Atti 20, 17-38). Nell'incontro-dialogo con gli altri, Paolo mette in gioco tutta l'identità maschile e femminile che alberga in ciascuno di noi.

Il dialogo richiede scelte concrete

Il dialogo non è sempre con un... sorriso a 52 denti, ma arriva sempre a un fecondo com-promesso, cioè a "promettere insieme" qualcosa per il bene comune. Com-promesso non è ricercare la soluzione meno faticosa o fare i propri interessi, ma un bene ricercato insieme, magari dopo un dialogo serrato e faticoso, come al concilio di Gerusalemme (Atti 15 e 21; Gal 1 e 2).

Il dialogo si snoda sui tempi lunghi e sa attendere. I modi di pensare e concepire la vita, la fede, la morale sono diversi. Ci vogliono tempo e pazienza per capirsi e incontrarsi, per lasciar maturare e crescere, per maturarsi e crescere insieme. Tra le tante, due espressioni significative: "Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non avreste potuto sopportarlo" (1Cor 3,2); "se ci comportiamo da pazzi lo facciamo per Dio, se ci comportiamo da persone sagge lo facciamo per voi" (2Cor 5,13).

Pazzo solo per Dio, assennato per gli altri. Paolo ha conosciuto l'amore folle di Dio e fa pazzie per dire e testimoniare questo amore a tutti. Ma con le persone il suo amore folle si traduce in dialogo paziente e assennato, rispettoso. Accetta i tempi lunghi della crescita, proprio come Dio fa con noi.

La verità con franchezza

Paolo non usa il dialogo per addomesticare, indottrinare o tendere trappole. Paolo si affianca, stimola, interroga, propone; non schiaccia con prescrizioni e soluzioni pre-confezionate, ma si mette in gioco e lascia che l'altro integri nella sua vita ciò che gli viene comunicato e diventi così adulto e autonomo nella fede.

Lo sforzo di dialogare con tutti e di cercare la strada per arrivare al cuore di tutti, per Paolo non era certo un generico "vogliamoci bene!", ma un dialogo serio ed esigente, che ricercava e indicava con chiarezza la verità, sia alla gente comune sia ai responsabili della chiesa. Paolo non si mimetizza. È profondamente motivato dalla novità e dalla verità di Cristo e non lo nasconde; anzi lo dice a tutti "con franchezza e senza impedimenti" (Atti 28,31).

Non vissero felici e contenti...

Il dialogo prevede anche difficoltà e incidenti di percorso. Paolo ne sperimenta tanti. Pensiamo ad Atene, dove ogni giorno discute in piazza con tutti quelli che incontra; eppure alcuni dicono, "è un ciarlatano!" (Atti 17,18). Pensiamo ai rifiuti e ai contrasti, ai pochi che lo seguono malgrado il suo impegno apostolico; ai sobillatori che travisano le sue parole per metterlo in cattiva luce e demolirlo...

Davvero il suo dialogo è "a caro prezzo". Paolo avrebbe buoni motivi per rancori e amarezze. E invece che fa? Bandisce questi sentimenti, "scuote la polvere" sottile della disillusione, continua a vedere il bene ringraziando Dio e le sue comunità, rielabora il pensiero e trova immagini nuove e geniali (come quella del "corpo" in 1Cor 12), riparte ancora e sempre.

Perché il suo dialogo non è a favore dei propri interessi, ma è centrato sul sogno di Dio: fare del mondo una famiglia di figli e di fratelli.



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