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L'icona della missione: Matteo, Dono di Dio

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Sono Matteo e rappresento un gruppo di rabbini. Facevamo parte delle comunità giudeo cristiane in Siria, di cui la principale era ad Antiochia.

Vogliamo raccontarvi come è nato il nostro vangelo, che ora è anche vostro.

Le nostre comunità stavano passando una crisi profonda. Molti avevano vissuto gli orrori della guerra giudaica, dal 66 al 70 dell'era cristiana: la distruzione di Gerusalemme e del tempio, familiari e amici morti o portati via come schiavi dai romani... Molti di noi erano fuggiti nell'alta Palestina e in Siria. C'erano fame e miseria; avevamo perso terra, casa e lavoro. Ma tutto questo era solo una delle nostre sofferenze.

Distruggendo il tempio e Gerusalemme, è stata distrutta anche la nostra nazione e religione. Senza il tempio, come celebrare, offrire sacrifici, lodare e peregrinare alla casa di Dio? Come al tempo dell'esilio, sembrava che Dio ci avesse abbandonato. Era questo il castigo per aver seguito Gesù Nazareno?

Durante l'assedio della città, con uno stratagemma, il rabbino Ioannah Ben Zakai era riuscito a trafugare le sacre Scritture. Si era rifugiato a Iamnia e intorno all'anno 80 dC aveva cominciato a diffondere un'idea straordinaria: affermava che, avendo i Testi sacri, la religione giudaica poteva continuare a vivere la sua fede in Dio, Signore del cielo e della terra. L'obbedienza alla Legge e alle Scritture, il nuovo calendario delle feste e la sinagoga divennero i punti di riferimento della fede giudaica. L'esperienza non era nuova; già gli ebrei della diaspora si erano orientati in questo senso.

Lo scisma. Fu organizzato un concilio per ratificare il nuovo cammino, ma il giudaismo tollerante non esisteva più: fu imposto l'obbligo di seguire rigorosamente gli orientamenti presi. Per molti di noi fu un dramma: o essere giudei o essere cristiani. In questo momento di scelta dolorosa molte famiglie si divisero; amici e vicini fecero scelte differenti. Le nostre comunità, già provate dal dopo guerra, soffrirono profondamente questo scisma. Già eravamo piccole comunità; divenimmo ancora più piccole: un piccolo gregge.

Alcuni si chiedevano: vale la pena continuare il cammino del discepolato di Gesù?

Altri s'interrogavano: le promesse fatte ad Abramo, a Mosè, ai profeti sono invalide per noi o si sono realizzate in Gesù? Dio continua a camminare con noi?... La lampada delle fede in Gesù morto e risorto stava per spegnersi; come alimentarla? Tanti consideravano la proposta di Gesù come una strada stretta e dura da percorrere. Io e un gruppo di fedeli riflettevamo su come aiutare i deboli a uscire dal dubbio, a ricuperare le forze e a riaccendere la speranza.

Conoscevamo il libro di Marco, una vera svolta: non il vangelo dell'imperatore, ma il vangelo di Gesù. Questo scritto aveva ridato animo alle comunità della Galilea. Perché non seguirne l'esempio? Un vangelo per le nostre comunità! Ci siamo riuniti e abbiamo letto attentamente Marco. C'era anche un altro scritto e lo abbiamo cercato. Alcuni dei nostri anziani, in giovane età avevano conosciuto Gesù: abbiamo ascoltato ciò che narravano. Tutta la comunità ha dato il suo contributo.

Così è nato il nostro vangelo. Decidemmo di metterlo sotto la protezione di Matteo, il pubblicano figlio di Alfeo e discepolo di Gesù. Era passato fra noi annunciando la Buona Novella, e poi, il suo nome ha un bel significato. "Matteo" viene dall'ebraico Mattatia che significa dono, offerta, regalo; in greco è Teodoro e in latino Deodato: "Donato da Dio".

Sì, il nostro vangelo è "dono di Dio". Un regalo in risposta alle nostre preghiere, che ci ha rinnovati e confortati, indicandoci il cammino da percorrere per essere una comunità fedele alla Buona Notizia di Gesù. Ha rinnovato in noi la convinzione che è possibile vivere relazioni nuove, che trasformano e mostrano la presenza del Regno.

Il nostro libro contiene 40 citazioni dirette e 108 citazioni indirette alla Scrittura: era il sangue che scorreva nelle nostre vene, rinnovato dalla presenza del Nazareno. Egli ci aveva parlato di Dio come Padre e ci aveva rivelato il suo volto, ripulito dalla polvere di molti secoli.

"Dio con noi" è l'inizio, la fine e il cuore del nostro vangelo. "Emmanuele, Dio con noi" (Mt 1,23): il Bimbo che Giuseppe accolse con Maria in casa sua è la profezia di Isaia realizzata. "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20), è divenuta la nostra certezza. "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20) è divenuto il nostro cammino da percorrere come comunità.



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