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L'icona della missione: il tormento della gabbia

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Nicodemo, uomo della soglia

LA PAROLA

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. Gli rispose Gesù: “In verità ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodèmo: “Come può una persona nascere quando è vecchia? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che nasce dalla carne è carne e quel che nasce dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. (Giovanni 3,1-9)


Disse ai farisei Nicodèmo: “La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Gli risposero: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea” (Gv 7,50-52). Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte , e portò una mistura di mirra e di aloe. Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici (Gv 19,38-40).

Quanto sarà durato quel tuo ripensare segreto, in mezzo ai farisei tra cui emergevi, e nel Sinedrio, l'alta magistratura dei giudei? Quante notti avrai passato in bianco a chiederti se fosse lui il profeta annunciato? L'inquietudine ti aveva dato un supplemento di coraggio e quella notte eri uscito a cercarlo. Avvolto nel mantello, nella città dormiente... chi avrebbe saputo?

Accolto e spiazzato. Egli non ti ha rimandato all'indomani né ti ha rinfacciato la ragione del tuo venire di notte. “Maestro, sappiamo…”, avevi cominciato con parole di apprezzamento. Ti hanno spiazzato le sue risposte. Non diceva: sì, io sono questo e anche quest'altro... Rilanciava su di te la questione: occorreva che tu nascessi dall'alto. Quando mai, una seconda volta? Da chi, da dove? Uomo di legge, uomo del giorno, ti eri sentito spaesato all'udire di un Soffio di Dio paragonato al vento, libero e imprendibile.

Eri tornato a casa, con un'inquietudine non guarita. Vedevi crescere il livore fra i tuoi : discussioni, minacce di misure repressive. Quante volte avrai pensato con invidia alla libertà della gente che seguiva il Maestro, lo interpellava in pieno giorno; gente disprezzata, sì, ma comunque incolume! Come avresti potuto, tu, fermarti ad ascoltarlo, annuire a un suo discorso senza trovarti contro tutto il Consiglio; senza essere insultato e forse perfino radiato?

Il tuo tormento, tu solo lo sai. Avresti voluto difenderlo dal di dentro del Sinedrio: s'istituisca un processo, almeno! Non sapevi che sarebbe venuta un'altra notte, vegliata per lui, e te lo saresti trovato innanzi, impotente, sommerso dalle accuse. E tu senza più parola per contrastare la generale volontà d'annientarlo. S'incontrò il tuo sguardo con il suo quella notte?

Sappiamo come andò a finire e immaginiamo la tua angoscia. Hai preso oltre trenta chili d'unguento, per ungerne il corpo, con Giuseppe, tuo amico. Uomini potenti, uomini tremanti: avevate intravisto la libertà, ma vi siete afferrati alle griglie d'oro della gabbia. Del seguito della tua storia, non sappiamo nulla. Quando lo stesso uragano si impadronì dei suoi discepoli, tu da che parte stavi? Sei finalmente nato, rigenerato da quella atroce Passione, uscito a vita con quel Corpo risorto?

Nicodemo, uomo della soglia, uomo che sei tutti noi, signori della prudenza, signori della mediazione, signori del non far cocci, soprattutto del non essere ridotti in cocci. Noi che vogliamo credere senza rimetterci, amare a precise condizioni, sperare tenendo salde le mani sulle nostre sicurezze... Il tuo tormento c'insegni la gioia dell'osare. Insegnaci che non c'è gabbia che valga la libertà. Non c'è grembo che valga la nascita.



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