L’Europa che vogliamo…
Pubblichiamo parte dell’appello dei missionari in Italia in vista delle elezioni europee.
Auspichiamo che l’Europa riconosca il contributo della comunità degli immigrati sul piano economico, sociale, culturale e religioso. Gli immigrati sono portatori di diversità che non è una minaccia all’unità, ma un arricchimento per la società sulla base dei valori condivisi nel rispetto dei diritti umani, delle regole democratiche, nello spirito di fratellanza e solidarietà.
Siamo fortemente preoccupati per la deriva che si sta diffondendo un po’ ovunque in Europa e che guarda agli immigrati soltanto come un pericolo per la sicurezza e una minaccia ai privilegi acquisiti, alimentando sentimenti xenofobi e di ostilità verso gli stranieri. Siamo altresì preoccupati per l’indifferenza che percepiamo in Europa, anche tra non pochi cristiani, verso le sofferenze e le gravi difficoltà in cui vivono molti fratelli e sorelle in tanti paesi del sud del mondo. Riteniamo perciò inaccettabile la politica dei porti chiusi e dei centri di raccolta in Libia. L’Italia e l’Unione europea si mobilitino per realizzare corridori umanitari che garantiscano il loro trasferimento in paesi dove ci sia pace e condizioni di vita migliore.
Riteniamo iniquo, immorale e contrario alle convenzioni internazionali l’ostruzionismo applicato nei confronti di organizzazioni non governative che con le loro navi cercano di prestare soccorso in mare ai naufraghi. A causa di questo, molti continueranno a morire per omissione di soccorso. Inoltre, disapproviamo il decreto Sicurezza e immigrazione che equipara la questione immigrazione a un problema di sicurezza, abolisce la protezione umanitaria per la concessione del diritto di asilo e smantella gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Chiediamo che l’Italia aderisca al Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare (Global Compact), firmato da 164 paesi a Marrakech il 10 dicembre 2018.
L’Europa affronti con urgenza e lungimiranza l’emergenza clima e la gravissima crisi socio-ambientale a livello planetario. Lo dobbiamo alle giovani generazioni e a quelle future che rischiano di trovare un pianeta devastato.