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''Il padre dei poveri di Desio'', Ricordo del p. Andrea Galvan

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È bello ricordare qualcuno che è passato in mezzo a noi facendo del bene, anche se gli anni che sono trascorsi non sono pochi. Soprattutto quando il bene viene compiuto con discrezione, nel silenzio, con costanza e gratuitamente. Tutto questo si addice bene al nostro caro confratello p. Andrea Galvan, che è vissuto a Desio ben 19 anni, fino alla sua morte.

Una figura chiave

Ordinato sacerdote, è partito subito per la Cina, ma dopo solo tre anni ha dovuto abbandonare questo immenso campo di lavoro apostolico a causa della salute cagionevole, della lingua non facile, del brigantaggio e delle calamità naturali. Rientrato in Italia, ha esercitato il compito di direttore spirituale nelle case saveriane di formazione e nel 1953 è stato destinato a Desio.

Nel tumultuoso sviluppo subìto dalla cittadinanza di Desio nel dopoguerra, p. Galvan è stato una figura chiave. I migranti venuti in cerca di lavoro in una regione diversa da quella d'origine, hanno trovato in p. Galvan uno di loro, sempre pronto a facilitare il loro inserimento graduale nella vita religiosa e civile della città. Questa sua attività a favore dei migranti dal Veneto si è concretizzata soprattutto nel rione San Vincenzo, nella parrocchia San Pio X.

La cappella del Sacro Cuore

In seguito si è affiancata un'ondata proveniente dal meridione. Per loro p. Andrea ha voluto realizzare la cappella del Sacro Cuore. È in quella zona di periferia, piena di situazioni a volte dolorose, che il buon padre Galvan ha trovato la gioia di esercitare quel suo zelo missionario che già lo aveva portato in Cina. Per tanti anni egli si è prodigato per la diffusione del vangelo. Ogni famiglia di Desio, nei giorni del disagio e della malattia, ha potuto vedere il volto sereno e ascoltare la parola di incoraggiamento del missionario.

Ha desiderato essere sepolto a Desio, tra coloro che egli ha amato di più. I fedeli lo ricordano volentieri per le sue lunghe ore al confessionale, dove con umiltà e carità sapeva curvarsi con amorosa attenzione sulle anime che si affidavano alla sua direzione spirituale, carica di dolcezza e persuasione.

Testimonianza di un giovane

Tra le numerose testimonianze abbiamo raccolto quella di un giovane di allora: Enrico Fumagalli. "Ho avuto la gioia di conoscere p. Andrea fin dalla mia giovinezza, quando veniva in basilica dove io prestavo servizio. Lo ricordo nella mente e nel cuore come una persona semplice e umile, insieme a una disponibilità senza pari e senza limiti.

Impresso nella memoria, insieme a tanti altri, mi è rimasto un aneddoto che voglio raccontare. Dovendo confessare tutta la mattinata, p. Andrea si concedeva un breve intervallo per una modesta colazione, fatta con un uovo fresco che si portava da casa e che consumava in un corridoio dietro la chiesa, nascosto agli occhi di tutti.

Una volta è stato scoperto dal parroco, che lo ha richiamato benevolmente e l'ha invitato a entrare nella casa parrocchiale. Da quel giorno in poi, il missionario trovava ogni giorno nella casa parrocchiale una calda e piacevole colazione, che lui spesso faceva bastare fino a sera, a causa del tardo rientro a casa dopo il giro dei malati ai quali quotidianamente portava l'Eucaristia, con l'inseparabile bicicletta e il rosario in mano.

Padre Andrea ha lasciato in molti l'eredità di un'educazione evangelica, fatta con amicizia. È stato un grande confessore di anime, un confidente delle famiglie, un amico dei poveri di pane e anche di fede, di salute, di ideali. Non possiamo dimenticare tutto il suo servizio delicato, generoso, mite. Tutto ciò ha costituito un grande tesoro per la comunità ecclesiale e civile, e deve stimolare chi lo ha conosciuto al dovere di seguirne gli esempi e le virtù".



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