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Icona della missione: Natale è vero, se sorprende

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Tutto ciò che non si spera...

La provocazione

Mi ispiro ai racconti del vangelo di Matteo: 1,1-16; 1,18-25; 2,1-12. Era felice. Era riuscito a elaborare una genealogia perfetta: da Abramo a Davide, 14 generazioni; da Davide all’esilio, 14 generazioni; dall’esilio a Giuseppe, 14 generazioni. Uomini famosi e onorati, tutti ebrei. Avrebbe confermato alla comunità che Gesù era il Messia sperato.

Ma qualcuno entra là dove stava scrivendo e, guardando sopra la spalla, dice: «“Matteo, così non va bene! Non c’è nascita senza donna! Non ricordi? ”Fares e Zara nacquero da Tamar, Booz da Racab, Obed nonno di Davide nacque da Rut e Salomone dalla moglie di Uria”».


La genealogia perfetta ha le sue piccole macchie: quattro donne straniere, di dubbia condotta, che però hanno il diritto di esserci. La perfezione è rotta, ma Maria si sente meno sola... a essere madre di un figlio senza padre.

Giuseppe era giusto. L’onore gli impediva di assumere la paternità di un figlio non suo. Gli dispiaceva per Maria - si volevano tanto bene! -, ma non avrebbe dato il suo nome al figlio d’un altro. Non voleva pregiudicarla; avrebbe fatto tutto in segreto. Finalmente tranquillo, dopo notti insonni, si addormenta... nel sonno dei giusti.

Ma qualcuno entra e gli sussurra all’orecchio: “Non temere, Giuseppe, affronta la sfida! Accogli in casa la donna e il bambino!”. Nel sonno, la voce continua a sussurrare. “Dev’essere un’angela con un messaggio di Dio” - pensa Giuseppe. Al mattino, prende Maria e la porta in casa sua. Avrebbe accolto il figlio; anzi, aveva già il nome: Gesù. Allora Giuseppe ricorda che il profeta Isaia aveva predetto di “una vergine madre e di un bambino, Emmanuele”.

Nel cielo una stella era apparsa: la stella della novità sperata. L’antica sapienza dei libri, la tradizione degli astrologi, i racconti attorno al fuoco, gli occhi a scrutare il cielo, tutto parlava di questo evento: un segno luminoso avrebbe annunciato una nuova era, un nuovo re, un nuovo regno. Gli occhi scrutavano. La mente cercava. I cuori anelavano la venuta del nuovo.

I sapienti si mettono in cammino. Vogliono incontrare il nuovo re, rendergli omaggio, essere suoi sudditi. Si lasciano guidare dalla stella e, quando la perdono di vista, pensano: dove può nascere un re?

Gerusalemme era vicina e vanno al palazzo del re. Erode si agita: manda a chiamare i sapienti e gli scribi studiosi; sveglia i sacerdoti e i generali; gli tremano le vene e i polsi. Vuol sapere: chi è il cospiratore? Nessuno lo sa!

Stanchi del cammino, i magi dormono ignari e fiduciosi. Nel cuore sentono che sono ormai  vicini. Ma qualcuno entra e sussurra alle orecchie: “Non fidatevi di un re attaccato al potere! State attenti! Svegliatevi e uscite dal palazzo, dalla città. La stella si è solo nascosta, per non essere rubata dai grandi. Alla stella piacciono le cose piccole!”.

Si alzano, escono dal palazzo in subbuglio, spaventati dal baccano. Fuori città, ecco la stella brilla di nuovo e li guida a Betlemme. Si posa su un casolare e... sorpresa! La stella illumina una donna del popolo: ha in braccio un neonato e canta la ninna nanna. Stentano a credere. Ma una voce alle orecchie sussurra: “Il nuovo re, il nuovo regno può solo germogliare nell’umiltà; può solo nascere dai poveri. Ciò che il mondo disprezza, Dio lo apprezza!”.

Finito di scrivere, Matteo si sentiva soddisfatto. Era riuscito a trasmettere il messaggio: novità è universalità; è accoglienza; è apertura. La buona novella è insperata, è differente, è scomoda, rompe il tracciato, brilla e ci fa nuovi. Matteo esultava di gioia: era riuscito a dire veramente “cosa è Natale”.

Il cuore pulsa di speranza, anche in me. Ricordo persone che scombinano le situazioni. Sono come piccole macchie, ma creano spazi dove i meno fortunati vincono la solitudine, si sentono bene, recuperano energie. Ricordo persone che vincono la paura e creano coraggio; sono disposte ad ascoltare “le angele” della vita e diventano a loro volta “angeli e angele”, che annunciano la presenza del Dio-con-noi.

Ricordando nomi e volti di tante persone così, mi sono sentita contenta - è ancora possibile dire: “Buon Natale!”



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