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I saveriani friulani scrivono

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Il Friuli è rappresentato degnamente da numerosi missionari e missionarie che lavorano nelle varie nazioni in tutto il mondo. Tanti sono saveriani. In questa pagina pubblichiamo alcuni stralci di lettere che tre missionari saveriani friulani ci hanno scritto. Molti di voi li conoscono personalmente e quindi, dietro le parole, non sarà difficile scoprire il loro volto e soprattutto il loro animo. Lavorano da tanti anni in tre nazioni diverse e lontane tra loro: Indonesia, Sierra Leone e Taiwan.

Le loro sono testimonianze vive, piene di fiducia nel Signore. Aiutano anche noi a crescere nella fede e a dare un senso missionario alla nostra vita quotidiana.

Ci aiutano a crescere nella fede

p. Carlo Treppo, s.x.

Ci accorgiamo sempre di più che ormai non c'è posto per i cristiani anonimi. Lo sanno bene i 4.500 cristiani della nostra missione, raggruppati in 28 comunità. Vivono in mezzo ai musulmani di etnia malayu e le sorti delle loro comunità e della loro vita è nelle mani dei musulmani, tramite il potere decisivo del Consiglio comunitario, una specie di Consiglio amministrativo municipale.

In questi tempi, la comunità cristiana di Indrapura - circa 30 famiglie in tutto - si sente in pericolo: i musulmani del luogo minacciano di bruciare la chiesa che i cristiani hanno costruito da poco. Hanno ricevuto una lettera del capo distretto musulmano con l'ordine di smantellarla. Sono corsi da noi missionari. Dopo aver letto la lettera, abbiamo consigliato ai cristiani di stare calmi, di non ricorrere alla violenza. Se proprio vogliono, saranno loro a smantellare la chiesa; noi certamente non la-buttiamo giù!

I musulmani indonesiani sono generalmente tolleranti e credono nei valori della convivenza pacifica. Ma c'è qualcuno che ha paura della kristenisasi, cioè della cristianizzazione in massa dell'Indonesia. È una paura infondata, che si basa su pregiudizi. Anche in Europa c'è qualcuno che teme l'islamizzazione di massa ...

Fortunatamente, i giorni di festa alla fine del ramadan sono passati tranquilli in tutta l'Indonesia; ma sotto sotto, arde il fuoco. Speriamo che non divampi . Noi andiamo avanti nel nome del Signore. Lui ci da detto fin dagli inizi che avremmo trovato contrarietà e persecuzioni ... Ma ci ha anche assicurato che sarebbe stato sempre con noi. Questo ci basta.

Sierra Leone: un seme di speranza

p. Carlo Di Sopra, s.x.

Padre Carlo Di Sopra è originario di Rigolato, ma poi la famiglia si è trasferita nella periferia di Udine. Da molti anni è missionario in Sierra Leone, nella missione di Cabala, insieme a p. Girolamo Pistoni, bresciano, e a p. Antonio Senno, di Padova.

Alcuni mesi fa abbiamo avuto un incontro con circa settanta responsabili di comunità. Alcuni hanno percorso a piedi più di 100 chilometri di strada, per partecipare ai tre giorni di incontro, riflessione e preghiera. Avevamo un programma intenso. Trovarsi tutti insieme da così lontano non capita spesso, e perciò volevamo approfittare del tempo che avevamo a disposizione con loro.

La domenica, a chiusura dell'incontro, abbiamo celebrato la Messa solenne con la comunità di Cabala. Durante la Messa, abbiamo svolto il rito del "mandato missionario". I responsabili delle comunità erano contenti e decisi a dedicare se stessi alla predicazione del vangelo, anche se molti hanno espresso preoccupazione.

La difficoltà deriva dal fatto che, nei loro ambienti, il musulmanesimo sta diventando sempre più aggressivo, forse come reazione a quello che sta succedendo nel resto del mondo. La Sierra Leone era una nazione tollerante; ma negli ultimi tempi, dopo l'esperienza della guerra, abbiamo dovuto constatare che "tutto è possibile", anche in negativo.

Nonostante gli sforzi per riconciliare le coscienze e ricostruire il paese, permangono sempre tante difficoltà e ingiustizie non risolte. Prima tra tutte la grande corruzione che parte dall'alto e arriva fino in fondo, nei capillari della società.

Per me è sempre più evidente che senza una profonda conversione, non ci sai·à niente di nuovo sotto il sole. Noi cerchiamo di spargere il seme della Parola di Dio. Bisogna guardare con speranza a questo piccolo seme che davvero può far nuove le cose e portare la vita.

La situazione in Sierra Leone sta migliorando, ma i problemi della gente restano ancora tanti. I saveriani p. Carlo, p. Girolamo e p. Tony hanno chiesto ai lettori di questo giornale un aiuto per costruire il tetto della chiesa di Kabala.

Taiwan: il dono della fede 

p. Edi Foschiatto, s.x.

Padre Edi Fischiato, di Ravosa, è missionario a Taipei, nell'isola di Taiwan. Nella sua lettera, ci comunica un po' della sua carica missionaria.

Non so come raccontarvi a parole un'esperienza interiore che vivo qui in missione e cioè la forza della preghiera. Non è una frase fatta. Ho veramente sperimentato questa forza tante volte. Siamo qui per Dio; siamo nelle sue mani.

Sereni, contenti di esserlo e cercando di trasmettere questa gioia anche ad altri. Come fa una persona di 20, di 40 o di 60 anni, a sperimentare la gioia di sentirsi figlio e figlia di Dio, Padre di Gesù? A fare oggi l'esperienza di Gesù, che è vissuto in ben altra epoca e cultura? A sentirlo come un carissimo fratello ... , se non ci fosse il dono dello Spirito Santo, che opera tramite la preghiera?

La preghiera mia, nostra e, soprattutto, la vostra preghiera! Quando vedo nei volti di queste persone cinesi la serenità interiore e le sento dire "grazie", per aver ricevuto la fede cristiana, ogni volta provo una forte emozione che suscita in me sentimenti di riconoscenza.

Qui a Taiwan non esiste nessun altro aiuto o segno esterno, che richiami la fede. L'unico segno sono i missionari e i cristiani. Pensate che da tanti anni qui è stata abolita anche la festa del Natale!

Perciò qui la vita cristiana è - e deve diventarlo sempre di più una forte esperienza personale e comunitaria, in modo che nessuno te la possa togliere: non il lavoro, che qui va ben oltre le 38 ore settimanali!; né i familiari, che seguono ancora altre religioni e tradizioni ancestrali; né la scuola, che si prolunga fino a tardi, anche oltre le 10,00 di sera; neppure il supermercato, il divertimento o le sale cinematografiche, aperte 24 ore su 24 ... e neppure il nuovissimo grattacielo più alto del mondo, segno dell'effimero.

È vero quello che dice un proverbio: "il Signor daur dal fret al manda il capot". A ognuno la sua responsabilità e la sua grazia. A voi quella di ravvivare la fede nel vostro ambiente; e a noi, quella di piantarla in questo mondo cinese. Perciò ringrazio il Signore delle testimonianze che ricevo: da voi in Italia e dai cristiani di Taipei.



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