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''Grazie'', perché tutto è ''grazia''

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Cari amici, lettrici e lettori di "Missionari Saveriani", alla fine del mio secondo mandato come superiore generale, desidero rivolgervi ancora una volta un saluto, semplicemente per dirvi il mio e il nostro "grazie" per l'affetto che ci dimostrate in mille modi: con l'interessamento per ciò che facciamo, con la preghiera quotidiana (quanta gente mi assicura che prega tutti i giorni per i missionari!) e con il sostegno anche economico. Se questi dodici anni della vita della nostra congregazione sono stati sostanzialmente sereni, lo dobbiamo molto anche a voi.

Tutto è dono di Dio

La parola "grazie" richiama automaticamente la parola "grazia", cioè la certezza che tutto ciò che avviene nella nostra vita è dono di Dio. Questa certezza è venuta crescendo in me in questi lunghi anni di servizio alla congregazione saveriana fondata da san Guido Conforti.

"Tutto è grazia": le opere che abbiamo potuto realizzare, l'annuncio del vangelo in tante parti del mondo, e anche le sofferenze che per questo abbiamo sopportato e le difficoltà che il tempo attuale ci presenta.

Quando riteniamo di essere noi a fare qualcosa di bene e ce ne attribuiamo il merito, il Signore trova il modo di ricordarci, magari facendoci sbattere la testa, che "se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori" (Salmo 127); e di fronte alle difficoltà e alle delusioni, egli ci sostiene e incoraggia: "Non temere, continua solo ad aver fede!" (Mc 5,36).

Il dono dell'ottimismo

Anche gli ultimi eventi nella chiesa, con le dimissioni di papa Benedetto e l'elezione di papa Francesco, ce lo dicono con chiarezza: la chiesa non è nostra o il risultato della nostra capacità di organizzazione, ma è di Cristo e del suo Spirito. Tutto quello che capita è per il nostro bene e perché la chiesa si purifichi sempre più per essere fedele alla sua vocazione.

È questo forse il dono più grande che questi anni di servizio mi hanno lasciato, aiutato anche dalla canonizzazione di mons. Conforti. Cioè, un certo ottimismo di fondo, una pace su di me, sulla congregazione e sulla chiesa, pur senza nascondermi le difficoltà e il momento particolarmente difficile e interessante che stiamo vivendo.

Da tante nazioni e lingue

In questi anni la nostra famiglia missionaria è diventata ancor più internazionale: è sempre più formata da giovani di "ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 6,9), immagine della chiesa secondo il progetto di Dio. Di questo ringraziamo il Signore, anche se continuiamo a pregarlo perché nello stesso tempo non si esaurisca lo slancio missionario dei giovani italiani. Per questo ho apprezzato molto la campagna di preghiera per le vocazioni lanciata su "Missionari Saveriani".

Nonostante il calo numerico che ha colpito anche la nostra congregazione, in questi anni con l'impegno di tutti, giovani e anziani, abbiamo continuato a portare nelle varie nazioni "il nostro modesto contributo all'edificazione del mistico Corpo di Cristo", come diceva mons. Conforti. Anzi, abbiamo potuto aprire una nuova missione in Thailandia. Tocca a noi tutti sostenere i confratelli che già vivono in questa nuova frontiera missionaria.

Il nostro spirito di famiglia

Mi sembra che sia rimasto buono lo spirito di famiglia che mons. Conforti ha voluto lasciare a noi, come caratteristica che dovrebbe contraddistinguerci, e che si allarga a tutti coloro che in vari modi fanno proprio l'ideale di mons. Conforti. Un legame basato non sulla carne e sul sangue, ma sul dono di Dio; e quindi è più forte della stessa morte.

Ricordo con affetto i tanti confratelli, le sorelle saveriane, i famigliari, gli amici e i benefattori che in questi anni ci hanno lasciato per la casa del Padre, "con l'augurio che tutti un giorno possiamo ritrovarci in cielo nella stessa patria beata", come concludeva mons. Conforti la sua "lettera testamento".

Grazie, quindi, a tutti e a ciascuno, e coraggio: continuiamo insieme il cammino della missione di Cristo nel mondo.



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