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Era l’uomo dell’equilibrio, P. Benetti e le parole autorevoli

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In una piccola comunità di cinque persone, come quella dei saveriani di Alzano, la scomparsa improvvisa di una di loro costituisce una frattura e una prova non indifferente, che può mettere a rischio l'equilibrio. Così è stato anche per noi. Infatti, di p. Antonio Benetti non si può dire che fosse una presenza insignificante, anzi...

Non perdeva mai la calma

Certamente, non era lui a tenere la testa del discorso nella compagnia, ma la sua parola era ascoltata, era autorevole, proprio perché parlava poco ed era piuttosto riservato... Non l'ho mai visto perdere la calma e nemmeno irritarsi. Quando qualche decisione presa in comunità non corrispondeva ai suoi gusti (per esempio, un acquisto da fare o una modifica nella struttura della casa), lui non se ne lamentava anche se poteva soffrirne. I suoi pareri erano sempre molto equilibrati.

Era molto gentile nel tratto, con un sorriso dolce che portava consolazione a chi ne aveva bisogno. Uomo di fede, era sobrio nelle sue devozioni, senza deviazioni di carattere sentimentale, ma profondo nelle parole della sua predicazione.

Un fratello che ascoltava

Padre Antonio non ha mai dimenticato la sua missione in Amazzonia: ne parlava spesso e volentieri, evocando aspetti della vita della gente. Ha accompagnato più volte un gruppo di amici di Mestre in Terrasanta, sulle orme di Gesù, di san Paolo e delle prime comunità cristiane, e in altre mete simili. L'ultimo pellegrinaggio è stato in Armenia, di cui conservava molti ricordi.

Molti di coloro che hanno avuto l'occasione di ascoltarlo hanno apprezzato le sue omelie. "Durante il pellegrinaggio, ho constatato la semplicità e la profondità della sua predicazione: sapeva collegare con Dio tutto ciò che ci accadeva... Sembrava parlasse proprio a me, che in quel momento avevo bisogno di una parola del Signore".

"Amava la pace e riusciva a riconciliare persone in discordia. La sua amicizia arrivava in profondità. Era un fratello più che un superiore; sapeva ascoltare, comprendere, apprezzare, collaborare e suscitare collaborazione".

La salute precaria

Anche nella nostra comunità p. Antonio era una persona di conciliazione. Purtroppo gli ultimi anni della sua vita sono stati contrassegnati dalla malattia: interventi d'urgenza al cuore, diabete che spesso lo obbligava a rinunce non piccole.

In estate, durante una convivenza dei volontari saveriani a Molveno, sulle montagne del Brenta, era stato obbligato a tornare senza indugi a causa di sbalzi della pressione arteriosa. È stato un segno della precarietà della sua salute e della chiamata del Signore nella notte del 3 settembre, a causa di un edema polmonare.

Il 50° di Messa in cielo

Padre Antonio attendeva il giorno del suo 50° di Messa, e lo stava preparando con cura assieme ai fratelli e alle sorelle. La data prevista era il 20 ottobre. Purtroppo, la morte non gli ha dato il tempo per la celebrazione. Aveva già scritto il "ricordino" per i parrocchiani vicentini di Povolaro e per gli amici sparsi nel mondo.

"Venite a ringraziare il Signore con me. In momenti come questi, non è facile trovare le parole giuste: restano nel cuore nascoste per l'emozione. Ringrazio per la tanta misericordia che Dio mi ha usato durante tutta la mia vita, per i miei 50 anni di consacrazione sacerdotale missionaria e perché anche oggi è qui ad accogliermi a braccia aperte. Ringrazio per il dono della famiglia, di tutte le comunità e degli amici che con me hanno vissuto questo viaggio; perché io possa sempre alzare lo sguardo e accorgermi di chi da sempre ha posato lo sguardo su di me con amore infinito; perché io possa continuare a donare tutto con passione ed energia, senza mai tirarmi indietro, e a vivere nella comunione dei fratelli".



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