È forse il momento di tornare?
È bello ricevere notizie sulla vita missionaria dei saveriani in terre lontane. P. Ilario ci scrive dall’Amazzonia brasiliana e ci riferisce come le cose più semplici sono anche le più belle e come il vangelo non abbia bisogno di momenti straordinari per essere annunciato.
Carissimi, scrivo poco. Non è che mi manchi il tempo, ma un po’ la pigrizia, un po’ l’età… Mi trovo in Amazzonia da 42 anni: questa è la mia terra, la mia gente. Ma gli anni passano inesorabili e forse è la volta di tornare.
In questi ultimi anni mi sono trovato in una parrocchia nuova, grande, come lo sono tutte quelle qui. Le comunità sparse nelle campagne sono quelle che assorbono di più il nostro tempo. Però sono anche quelle in cui ti trovi bene, in mezzo alla gente povera e semplice, che vive la sua fede senza tante cose, come siamo abituati noi.
L’Eucarestia sotto il mango
In una comunità stiamo costruendo una cappellina. È un luogo invaso da sette protestanti, molte delle quali parlano male di noi cattolici e dicono che il Papa è l’anticristo... Lì stiamo mettendo in piedi una cappellina con il sostegno e l’entusiasmo della gente che collabora come può, per esempio tagliando grandi alberi per produrre il legname necessario.
L’ultima Eucarestia l’abbiamo celebrata sotto un grande mango (tra l’altro ci cadevano i frutti in testa!). Ma è venuta una di quelle piogge equatoriali che siamo scappati tutti, avvolgendo tutto il necessario per la celebrazione in una tovaglia. Nessuno si è lamentato o ha protestato: qui è così ed è bello che rimanga tale. Se un giorno, non lontano, mi ritirerò, rimarrà sempre in me l’impronta di più di metà vita trascorsa nella foresta amazzonica.
Ricordiamoci al Signore. Arrivederci!