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Il salto dal Congo all'Etiopia

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Da molti anni non abbiamo pubblicato più alcuna notizia del saveriano p. Pio De Mattia di Gioia del Colle. La sua esperienza è molto interessante. In questi ultimi anni, è in Etiopia, senza una comunità saveriana che lo sostenga e affianchi. Il racconto in prima persona ci descrive il passaggio dalle sponde dell’Atlantico a quelle del Mar Rosso, come un novello Saverio dei tempi moderni.

Il mio ultimo articolo su “Missionari Saveriani” risale al lontano dicembre 2008. Allora mi trovavo in Congo e vi parlavo del lavoro giudiziario nell’arcidiocesi di Bukavu, dell’educazione alla pace e del servizio ai ragazzi di strada di quella città.

In seguito, alcuni eventi mi hanno catapultato in Etiopia, dove sono arrivato nell’ottobre 2012, chiamato prima dal vescovo del vicariato apostolico di Meki e poi da quello di Hawassa, per svolgere la mia consueta attività giudiziaria in ambito matrimoniale.

Dalle foreste alla savana

L’Etiopia è un ambiente naturale, storico, culturale e religioso diverso da quello del Congo. Spero gradirete dei cenni su tutto ciò.

L’Etiopia è caratterizzata da sconfinate pianure tipo savana (con altipiani rocciosi a nord e diversi rilievi montuosi sparsi qua e là, che talvolta oltrepassano i 4mila metri di altitudine). Tranne a est, dove prevale il deserto, la maggior parte del suolo è verdeggiante, ben coltivato e costellato da tante mandrie di bovini e ovini al pascolo.

C’è un interessante fenomeno naturale che collega i due paesi (Congo ed Etiopia). Si tratta della “Rift Valley”, ossia una lenta ma progressiva spaccatura del suolo, che offre continue scoperte in campo geologico e paleoantropologico. Nel corso dei millenni queste spaccature si sono riempite di polvere e terreno, dando origine a sconfinate pianure (come quelle di Meki e Hawassa), oppure si sono riempite di acqua, dando origine a grandi laghi (Turkana in Kenya, Tanganika in Congo).

Cenni di storia e cultura

L’Etiopia è erede di una gloriosa storia plurimillenaria, risalente a quasi quattromila anni fa, in concomitanza con quella dei faraoni egiziani e con quella dell’impero Assiro-Babilonese. L’apice della fama (testimoniata da decine di obelischi monolitici) fu raggiunta dal regno di Axum. Per oltre duemila anni (prima e dopo Cristo), esso ha dominato su gran parte della penisola arabica e sul mar Rosso, ed estendeva i suoi commerci dall’Egitto fino all’India.

L’Etiopia attuale comprende circa ottanta etnie, diverse per lingua, usi e costumi. Sebbene il governo prediliga l’amarico, di fatto in Etiopia non c’è propriamente un’unica lingua nazionale. Le tribù etiopiche si distinguono in quattro principali ceppi etnici: semitico, cuscitico, omotico e il Nilo-Sahariano. E la parola “semitico” indica il forte legame tra l’Etiopia e il mondo biblico. Infatti, la lingua amarica discende dall’ebraico.

In Etiopia si segue il calendario “giuliano”, i mesi sono 13, l’era etiopica è di 7 anni e 113 giorni in ritardo sull'era cristiana (là è il 2010); il capodanno etiopico ricorre l’11 settembre e il Natale si celebra il 7 gennaio.

La religione

In Etiopia il cristianesimo è maggioritario. Gli ortodossi sono il 45% della popolazione (92 milioni); i musulmani il 35%; i protestanti l’11/%; le religioni tradizionali (animisti) l’8% e i cattolici appena l’1%. Com’è per la Bibbia, possiamo suddividere la storia religiosa dell’Etiopia in due parti, corrispondenti al Vecchio e al Nuovo Testamento. È la ragione per cui l’Etiopia è chiamata "la Seconda Terra Promessa" e "l'Israele dell'Africa", e la città santa di Lalibela "la Nuova Gerusalemme".

Nella Bibbia, l'Etiopia è nominata ben 78 volte; anzi, fin dalla sua prima pagina c'è il chiaro riferimento al fiume Ghicon, che si trova appunto in Etiopia.

Tra Antico e Nuovo Testamento

Considerate le sue ampie relazioni commerciali e diplomatiche, il regno di Axum sapeva delle migrazioni dei patriarchi, della presenza degli ebrei in Egitto e del loro famoso esodo sotto la guida di Mosé (il quale aveva sposato una donna etiope).

Era a conoscenza anche della sapienza del re Salomone e dello sfarzo del suo regno. Questo spiega la visita che la famosa regina di Saba (zona dell’Etiopia) fece al re Salomone, verso il 900 a.C. (ne parla 1Re 10,1-9). La regina tornò in patria ricca della religione e cultura ebraiche, ma anche incinta di un figlio di Salomone, che sarà chiamato Menelik. Divenuto robusto giovanotto, tornò da suo padre e visse con lui diversi anni. Quando poi Menelik volle ritornare in Etiopia da sua madre, suo padre Salomone lo fece scortare da un folto gruppo di giovani, che rappresentavano le 12 tribù di Israele. Una volta in Etiopia, questi giovani decisero di rimanere, in quanto si erano innamorati delle belle ragazze etiopi e le sposarono.

Questi fatti, e tanti altri ancora, sono raccontati dal libro sacro etiopico “Kebra Negast”, che è parte integrante dei libri della Bibbia etiopica.

E fu così che l’Etiopia divenne un paese di fede, cultura e tradizione ebraiche.

Primi missionari del cristianesimo

L’accoglienza della novità cristiana avvenne in modo spontaneo. Il giorno di Pentecoste, quando Pietro iniziò la sua predicazione pubblica, nella lista dei numerosi pellegrini che ascoltarono e si convertirono, sono presenti i nomi di due gruppi linguistici dell'Etiopia. Uno di questi devoti pellegrini era certamente l'etiope eunuco, funzionario della regina di Candace (in Etiopia); egli incontrò il diacono Filippo, venne da lui catechizzato e infine anche battezzato (Atti 8,26-39).

Tutti questi etiopi convertiti, una volta ritornati in patria, furono ovviamente i primi missionari del cristianesimo, che così cominciò a diffondersi ovunque nel paese.

Un doppio scisma…

L'organizzazione gerarchica del cristianesimo iniziò in seguito all'arrivo ad Axum di due commercianti siriani, Frumenzio ed Edesio. Nel 330 Frumenzio diventò il primo vescovo dell'Etiopia.

La chiesa etiopica partecipò attivamente ai primi tre concili ecumenici, ma poi divenne scismatica, ossia separata da Roma. Ciò avvenne quando il Concilio di Calcedonia (451) dichiarò il dogma delle due nature (umana e divina) di Cristo. Le chiese ortodosse sono “monofisite”, poiché sostengono la presenza in Cristo di una sola natura, quella divina.

Infine, la chiesa etiopica nel 1959, su sollecitazione dell’imperatore Hailé Selassié, si è dichiarata Patriarcato autonomo col nome di Chiesa ortodossa etiope.

  • (continua nel prossimo numero)


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