Durante il weekend dei giovani missionari saveriani, abbiamo riflettuto sul volto e su ciò che esso esprime.

Il più espressivo è quello dei “fedeli circoncisi” (Atti degli Apostoli) che esprime stupore perché anche sui pagani viene effuso lo Spirito. Ma che stupore è? Lo distinguerei tra lo stupore amato e lo stupore amante.
Lo stupore amato è quello di chi si sente amato. Sembrerebbe un bene. Ma si tratta di chi si stupisce, quasi inorridito, se anche altri vengono amati perché si tratta di un amore solo mio, di un amore riservato a me, che sono il preferito di Dio, magari perché sono un fedele occidentale. E quindi non è riservato a chi ha un’altra religione, un’altra cultura, un’altra Nazione… L’Arcivescovo di Napoli al mio gruppo in missione a Scampia pochi mesi fa ha detto: “Quanto è bello essere missionari ed essere inviati ad amare, ma soprattutto ad essere amati da coloro che nessuno ama…”.
Lo stupore amante allora è quello di chi si sente amato, ma che poi di quell’amore, ama. Chi si stupisce di gioia perché quell’amore si attiva solo se è condiviso ed è più attivo se è rivolto a coloro che di solito non sono “le preferenze”.
Di fronte a questi due tipi di stupore, allora, noi stessi dovremmo essere… stupiti che lo Spirito scenda sui fedeli e non sui pagani, se lo stupore è solo amato. Possiamo invece essere contenti se il loro stupore è uno stupore amante, che è amato e che ama. Anche noi siamo chiamati a condividerlo e a chiederci oggi quanto condividiamo di questo stupore amante (o magari solo dello stupore amato). Dio ci ama anche quando il nostro volto esprime solo uno stupore amato e anche se è un volto brutto, perché non esprime né stupore né amore.
Dobbiamo ricordare che anche uno stupore solo amante è problematico, perché chi ama senza riconoscersi amato, ama di un amore vuoto. E ce lo ricorda Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi… Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”.