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Donna consacrata /1: Bibbia e donna in Amazzonia

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Tea, saveriana milanese, è missionaria in Brasile dal 1974. È molto impegnata nell'animazione biblica, in particolare delle donne.

In tutti questi anni di vita missionaria in Amazzonia ho cercato di portare maggiore consapevolezza nel mondo femminile rispetto alla loro partecipazione nella vita della chiesa e della società. Devo ammettere che un cambiamento c'è stato. Cosa lo ha provocato? Posso dire che sono stati fatti tre passi, non in modo automatico, ma in un processo graduale, come avviene nella vita.

2010 3 Volto2L'inizio del cambiamento è avvenuto nei club delle mamme, che si radunano per perfezionare le loro capacità. I momenti formativi si sono coloriti di nomi e di volti: Sara, Debora, Miriam, Giuditta, Ester, Maria, Maddalena... Sono nomi e volti di donne bibliche, divenute familiari: sono le nostre eroine, i nostri modelli. Cercavamo l'esempio di altre donne per orientare la nostra vita. Abbiamo scoperto che nella Storia della salvezza non c'erano solamente eroi, ma anche eroine.

"Nominare" i nostri modelli di donna

La scoperta ci ha fatto ricercare le virtù, le qualità, gli atteggiamenti di queste donne dandoci una convinzione: se loro sono riuscite, perché noi no? È stato un momento di empatia da donna a donna: esperienze di donne che superavano il tempo e parlavano al cuore e alla vita di altre donne, di un'altra epoca e di altri luoghi. Ne abbiamo esaltato le virtù e gli atti eroici.

Ripensando a questa complicità femminile mi viene spontanea una ninna nanna: "Quando la mamma mi ninnava, mi cantava l'amore, mi cantava l'amore. Lei cantava l'amore e piangeva. Scolpiva in me parole d'amore. Da quando porto l'amore nel cuore, non ho più pace, né giorno né notte". Cantare l'amore, piangere, scolpire, portare, non avere pace. Complicità di donna con donna, tra madre e figlia; complicità che supera il tempo e lascia inquieti.

Con inquietudine abbiamo cercato spazi e modi per imitare i modelli che avevamo scoperto nella Storia della salvezza: essere come Rebecca, Rut, Noemi... Essere donna, presenza nella vita quotidiana della casa, della comunità, della società. Non essere presenza anonima, ma avere un nome. Passare da oggetto non visto, a causa della cultura che nasconde e della routine che rende tutto neutro, a essere persona presente, che prende posizione ed esige di essere vista e ascoltata, anche quando il servizio è umile.

Nominare vuol dire tornare ad essere presente, riconoscere una presenza e farle spazio. Ogni presenza occupa uno spazio, obbliga a vedere e ad ascoltare.

"De-costruire" la nostra situazione culturale

Il cammino che abbiamo fatto insieme ci ha aiutato ad alzare la testa, a rompere le catene, ad aprire gli occhi e scoprire nuovi orizzonti. Ma, come l'evangelista Luca ci dice, "il capo della sinagoga, sdegnato..." reagisce(cf Lc 13,10-17). Paura dei capi della sinagoga; paura anche delle donne, abituate a curvarsi, educate a retrocedere, assuefatte a svolgere i ruoli loro assegnati.

Ma un'inquietudine ci spingeva ad andare avanti. Siamo tornate alla Bibbia e abbiamo interrogato le nostre eroine: è stato facile per voi? Nel vostro tempo, gli uomini come hanno reagito? Hanno accettato le vostre prese di posizione? Che ruoli avevate nella società e nella religione?

Abbiamo letto e ricercato dentro e fuori della Bibbia. Abbiamo scoperto che il patriarcalismo veniva da lontano. La storia del popolo d'Israele (come quasi tutta la storia) dà importanza soprattutto agli uomini. Per legittimare l'esclusione e la subordinazione della donna era stato usato perfino il nome di Dio. Confrontandoci con i dubbi e le perplessità femminili, abbiamo incontrato testi mai letti prima.

Fianco a fianco dei patriarchi, c'erano le matriarche nella difesa della vita. Mosè il liberatore era stato preceduto da donne gravide e dalle levatrici; era stato salvato dalla madre, dalla sorella e dalla figlia del faraone; Sefora, sua moglie, aveva influito sulla sua maturazione umana; sono state Miriam e le altre donne a cantare e danzare per celebrare Dio Liberatore dalla schiavitù...

Accanto a Giosuè c'è anche Raab (Giosuè 2, 1-21); accanto a Davide c'è anche Rispa che denuncia la sua sete di potere e sorveglia sui corpi crocifissi dei figli (2 Sam 21,7-14); al fianco di profeti ci sono profetesse, al fianco di saggi ci sono tante donne sagge: Rut, Sulammita (Cantico 7,1ss), Giuditta, Qoèlet l'animatrice...

Questa memoria mi ricorda la continuazione della ninna nanna: "Come sono difficili gli amori vissuti senza risposta. Chi muore senza aver amato, non conosce il valore dell'amore. Io conosco il suo valore e porto l'amore dentro di me, da quando la mamma mi cantava l'amore...".

Quanti momenti difficili per noi donne: scoperta e delusione; allegria e tristezza; fiducia e sfiducia; dedizione usata e tradita; amori senza risposta... Ci vogliono Eva e Maria, seduttrici e caste. Ci caricano di colpe e da noi sperano la redenzione, caricando su di noi una croce che non è per la risurrezione ma per la tomba.

"Ri-costruire" nuovi stili di essere presenti

Dobbiamo cercare e costruire nuovi cammini, con le nostre presenze, contribuendo a liberare noi stesse e gli uomini, nostri compagni di viaggio. "In quel giorno, avverrà - oracolo del Signore - ti chiamerò «marito mio», e non più «mio padrone»" (cf Os 2,18). Non padroni, ma compagni di viaggio.

Una nuova luce ci viene dalla Parola: "È osso delle mie ossa, carne della mia carne; si chiama donna e mi chiamo uomo"; "Dio creò l'umanità a sua immagine, a immagine di Dio la creò; maschio e femmina li creò" (cf Gn 2,23; 1,27).

Nei testi biblici abbiamo incontrato la chiave che ha aperto la porta chiusa da molto tempo; la porta che apre orizzonti senza limiti, spalancata nella libertà e autonomia, dignità e corresponsabilità. La porta che ci fa adulte superando una condizione minorile secolare e ci trasforma in protagoniste della riflessione biblica e teologica, attrici della nostra storia.

Così è cominciato e continua il tempo della ricostruzione; un tempo nuovo nel quale siamo sfidate ad osare e a pronunciare la nostra riflessione sulla Parola e sulla Vita. La Parola di Dio ci ha lanciato una sfida: è tempo di accoglierla.

Leggere la Bibbia con il corpo di donna

Bibbia al femminile, oppure lettura della Bibbia con occhi di donna: lascio a voi la scelta. La Parola da sempre è stata per me una passione; è cresciuta come cresce un fuoco sempre alimentato. La condivisione con la vita delle donne in Brasile ha alimentato e fatto crescere questa mia passione. Desidero condividere con voi questa esperienza, perché con noi possiate appassionarvi della Parola e della Vita.

Con loro ho riscoperto il mistero e la bellezza del corpo di donna. Con loro ho sperimentato la sofferenza della discriminazione e della dipendenza, dell'essere considerata seconda e sottomessa all'uomo. Con loro ho vissuto il silenzio e l'anonimato, l'esclusione e l'ambiguità di essere, allo stesso tempo, Eva e Maria. Con loro ho sentito nel mio corpo la violenza fisica, psicologica e religiosa. Con loro ho sognato relazioni nuove, umane e spirituali.

Con le donne brasiliane ho scoperto che essere donna aiuta a leggere la Parola di Dio scritta nella Bibbia, scritta nella vita. Il testo biblico è come un corpo, che racchiude in sé il vissuto di molti corpi. Leggere, studiare, riflettere sul testo biblico è incontrare questi corpi che hanno vissuto l'esperienza di Dio; che nel dolore e nella felicità della vita hanno accolto la rivelazione Dio, il suo sogno: un universo, un'umanità in pienezza di vita.

Nel 1974, appena arrivata in Amazzonia, missionaria piena di sogni e progetti, ricordo di aver partecipato a due grandi eventi ad Abaetetuba, nel Pará: il congresso dei coordinatori delle comunità cristiane, in gran maggioranza uomini, impegnati nella formazione; la settimana delle coordinatrici dei club della mamme, impegnate nel perfezionamento delle arti femminili.

All'epoca, la distinzione dei ruoli mi sembrava appropriata. Ma poco alla volta, visitando le comunità, ho fatto una costatazione: agli incontri di formazione partecipavano gli uomini perché i figli e i lavori domestici impedivano alle donne di partecipare. Potevano andarvi solo le ragazze finché non erano sposate; poi sparivano.

Eppure la vita comunitaria, nel suo quotidiano, era sostenuta dall'impegno faticoso e dalla resistenza delle donne. Anche oggi è così.



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