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Da cinquant’anni… innamorato

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Ho voglia di scrivere sulla famiglia: la famiglia missionaria saveriana. In questi giorni ho dato un’occhiata ai miei compagni di 50° di professione religiosa (03/10/1965). Mi ritrovo la compagnia di “pezzi da novanta”: Ferrari, Gregato, Caglioni, Montesi, Lanaro, Rosti, Todeschi, Mattevi, Romano, Viola, Bacchin, Candian, Tam, Mastrotto, Storgato... Quell’anno eravamo tanti: ben 63 nuovi saveriani! Alcuni li ho persi per strada; altri sono guadagnati per il regno dei cieli.

Proprio in questi giorni sto riflettendo con i seminaristi sulla "Gaudium et spes" che, guarda caso, completa i suoi 50 anni il prossimo 8 dicembre... E mi sorprende riscoprire tanta ricchezza e saggezza, da cui siamo ancora lontani sia come singoli sia come congregazione e come chiesa popolo di Dio, tanto auspicata dal concilio.

Quel 3 di ottobre 1965 io avevo 18 anni... Non ricordo gli altri; forse erano più maturi, come Ferrari, Todeschi e Mattevi che erano già preti, o come Gregato che era vocazione adulta. Ma leggendo la lettera di papa Francesco sulla “Vita consacrata”, colgo il suo invito a "guardare al passato con riconoscenza", e mi ci ritrovo.

I miei non volevano…

Avevo lottato tanto, sia con me stesso sia con la famiglia e i superiori del seminario, per partire missionario, come si diceva allora. Mia sorella Angela (già in paradiso), vedendomi piangere come un bambino, perché i miei non volevano che partissi pure io come gli altri fratelli - migrati in Venezuela - mi diceva che mi stavo comportando peggio di un innamorato!

Pensandoci, una vera pazzia: lasciare il seminario di Caltanissetta a 17 anni, fare un viaggio in treno insieme a migliaia di migranti che dal sud andavano al nord in quel famoso Agrigento - Milano... 

Pensate! Arrivare a Ravenna (San Pietro in Vincoli), abituarsi alle lacrime - sorrisi del “maestro” dei novizi p. Giovanni Gazza, sentirsi chiamare “Mafia” dai simpatici compagni del Lombardo-Veneto... Eppure, sono stato al gioco e sono arrivato finanche a firmarmi io stesso "Mafia per gli amici"!

E poi... il liceo a Tavernerio (CO), il tirocinio ad Ancona, la teologia a Parma, la missione ad Abaetetuba, e poi il ritorno allo Csam (tra Parma e Piacenza) e poi di nuovo in Brasile a Barcarena, Ananindeua, Tucumã... E poi, per cinque anni in Italia (Tavernerio) e infine da un anno di nuovo in Brasile...

Sono ancora innamorato

Insomma, sono passati 50 anni e ancora mi sembra di essere innamorato, come diceva mia sorella. Ma di chi, di che cosa?

Ecco, mi viene in aiuto ancora papa Francesco quando, nella stessa lettera ai consacrati, dice che "bisogna vivere con passione il presente!". Io non so cosa voglia dire “vivere con passione il presente”. Se per caso ha a che fare con l'innamoramento, so che adesso - che di anni ne ho 68 - mi ritrovo ad entusiasmarmi per le piccole grandi cose, come: le Messe domenicali con la gente del quartiere; la lectio divina con il gruppetto di assidui del venerdì; la visita ai malati e anziani del martedì; la scuola di teologia pastorale con i seminaristi del mercoledì; la rucola del nostro piccolo orto ecc. ecc.

Gioia anche nella crisi

Potrebbe diventare un rischio di accomodamento, ma forse non c'è pericolo, perché papa Francesco mi aiuta ancora, quando dice ai consacrati di "abbracciare con speranza il futuro!". E spiega che la vita religiosa è in crisi per mancanza di vocazioni e invecchiamento, per problemi economici e irrilevanza sociale. Tutto questo non significa, però, che noi dobbiamo ingrossare la squadra dei profeti di sventura, e che tutto è finito. Anzi, dice Francesco, “dove ci sono religiosi c'è gioia!”. Ma che matto questo papa!

"Non chiudetevi - dice - in voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se uscite incontro agli altri...

... e annunziate la Buona Notizia. Troverete la vita e la speranza dando speranza, e l'amore dando amore”.

Il Padreterno, in questo nostro giubileo di professione religiosa saveriana, ci dia la gioia del vangelo per cantare Laudato si’ con Francesco, il povero d’Assisi, e l’altro Francesco, che si firma vescovo di Roma!



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